L’ex sottosegretario processato per camorra: “Il sacerdote ucciso mi chiese di interessarmi dei lavori di sistemazione della piazza antistante la Chiesa di San Nicola di Bari, dove era parroco”

Era accaduto in passato, con voci senza riscontro. E torna a dirlo anche lui. Nicola Cosentino tira in ballo i suoi presunti rapporti con don Peppe Diana, che però fu ammazzato dalla camorra 22 anni fa e non può difendersi, non può replicare alle parole dell’ex potente sottosegretario imputato per camorra. “Non ho mai chiesto voti a don Peppe Diana anche perché sono convinto che mi votasse a prescindere” dice Cosentino all’udienza del processo Eco4, in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nick ‘ mericano risponde al suo legale Agostino De Caro e offre la sua versione su quanto affermò nell’udienza del 4 febbraio 2013 l’ex pentito Carmine Schiavone, morto lo scorso anno. “Nel 1991 – dichiarò il primo collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi – chiesi a don Peppe Diana di appoggiare Nicola Cosentino alle elezioni provinciali. Don Peppe infatti portava parecchi voti, faceva feste con i ragazzi, se non si fosse interessato sarebbero arrivate meno preferenze. Cosentino fu eletto, e grazie a lui l’imprenditore a noi vicino Sebastiano Corvino ebbe degli appalti, come quello per la costruzione della Ragioneria di Casal di Principe. Fu la mia azienda a fornire il cemento per tali lavori”. Cosentino sostiene che si interessò di alcuni “lavori di sistemazione della piazza antistante la Chiesa di San Nicola di Bari, dove don Peppe Diana era parroco; fu don Peppe che me lo chiese. Così dissi al costruttore Sebastiano Corvino, che stava realizzando l’istituto superiore a poca distanza, di sistemare un po’ la piazza perché c’era parecchia polvere ma non so il cemento da dove provenisse. Quello che ha sostenuto Carmine Schiavone non corrisponde al vero, anche perché io non l’ho mai conosciuto”.

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest