Il 14 agosto dell’anno scorso il premier dice a Città della Scienza: “Non è stato fatto nulla per venti anni, ora ci pensiamo noi”. Infatti sono seguiti 365 giorni di annunci senza risultati

NAPOLI – Faceva caldo, assai caldo un anno fa a Bagnoli. Sotto il sole cocente, giornalisti fotografi e poliziotti in tenuta antisommossa per le possibili proteste dei comitati, aspettavano all’ingresso di Città della Scienza che arrivassero quelli importanti: il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’allora presidente della Regione Stefano Caldoro, il vicepresidente della Provincia Ciro Alfano, e il premier Matteo Renzi. Il 14 agosto di un anno fa era un giorno destinato ad entrare nella storia della città con la firma dei quattro su di un accordo di programma che avrebbe di fatto dato il via al rilancio della zona ovest dopo anni di abbandono e degrado. Anche dentro la sala Newton, al fresco dei mattoncini rossi, i toni erano di entusiasmo. Sotto l’occhio attento dei rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente del Consiglio dei Ministri in maniche di camicia bianca elencava tutti i buoni propositi e le promesse. “Non è stato fatto nulla per venti anni, ora ci pensiamo noi”, e poi “Verrò qui ogni tre mesi. Ma il 14 novembre ho un impegno e allora anticipiamo al 7” e ancora “Se riparte Bagnoli, riparte il Sud”. Fiduciosi erano stati i commenti, tanto che sembrava si fosse finalmente costruito un asse di accordo che potesse portare diritto diritto alla riqualificazione di questa ampia fetta della città. “Insieme le istituzioni realizzeranno la nuova Bagnoli e gli strumenti, come sempre, saranno concordati insieme e si commenteranno quando saranno resi pubblici, ma non c’è alcuna preoccupazione, siamo molto tranquilli. Napoli e Bagnoli non saranno commissariate – disse de Magistris – Stiamo lavorando a stretto contatto con il Governo. Se per commissario si intende un’autorità che gestisce i soldi messi dal Governo non significa il commissariamento della città che non è ipotizzabile nemmeno in astratto”. Insomma, sembrava che fra i due fosse iniziata una luna di miele, tanto che, a settembre cominciava a circolare il nome di Dario Scalella come commissario, nome ben visto anche dal primo cittadino che lo aveva proposto tempo prima come presidente dell’Autorità portuale.
Il governo, però, inizia a prendere tempo. E’ il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio a dover tenere spesso la patata bollente in mano, a dover rispondere ai giornalisti, assicurando che la nomina sarebbe arrivata giunta con la conversione del decreto Sblocca Italia.
Come in alcuni matrimoni, la crisi è iniziata ben presto, è iniziata quando nella Legge n.164 del 2014, lo stesso Renzi decide di dedicare a Bagnoli tutto l’articolo 33 nel quale si stabilisce che l’intera area viene “scippata” alla competenza di Palazzo San Giacomo e trasferita a Roma a Palazzo Chigi che avrebbe non solo stabilito le strategie per la bonifica ma anche che tutto ciò sarebbe stato coordinato da un commissario straordinario affiancato da un soggetto attuatore, entrambi da nominare con provvedimento governativo.
La reazione del primo cittadino non tarda ad arrivare, ed è da questo momento in poi, che si apre la frattura insanabile fra de Magistris e Renzi: da una parte, il sindaco che con toni veementi e usando tutte le forme della moderna comunicazione – dai post su Facebook ai Tweet, dalle numerose interviste in proposito alle battute ad effetto (la più famosa resta: “Il commissario? A me piace Basettoni”) si è sempre opposto alla modifica dell’accordo siglato ad agosto 2014 e ha annunciato qualunque tipo di azione contro l’arrivo del commissario che di fatto avrebbe potere assoluto su Bagnoli; dall’altra, il primo ministro che da mesi e mesi annuncia l’investitura del commissario, fa trapelare attraverso alcuni organi di stampa nomi di commissari che puntualmente non sono poi nominati per nulla, continua a far parlare a proposito i suoi ministri e sempre in particolare il povero Delrio che il 4 marzo aveva detto “il commissario per Bagnoli arriverà molto presto, parliamo di giorni”, che poi il 23 maggio 2015 ha dichiarato “Il commissario dopo le Regionali”, ma pure le regionali sono state archiviate e del commissario non ci sta traccia.
Intanto, di annuncio in annuncio, si sono susseguiti i pronostici, alcuni dei quali dati spesso per certi.
Archiviato Dario Scalella, poi è stata la volta di Raffaele Cantone. Nome buono per tutte le occasioni e tirato spesso in ballo. Un quotidiano locale, il 12 marzo, scrive a chiare lettere: “Il Governo Renzi sceglie Cantone come nuovo commissario straordinario per la bonifica di Bagnoli.La scelta di Cantone è stata presa dopo aver sentito il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro”. Sembrava cosa fatta, insomma. Ma del decreto legge che avrebbe ratificato la nomina non si è saputo più nulla.
Andiamo avanti. Questa volta è il maggiore quotidiano carteceo napoletano a fare lo scoop. Siamo all’undici giugno e scrive: “Dopo 10 mesi di stop and go il governo ha individuato il commissario: Carlo Calenda, vice ministro allo Sviluppo economico, curriculum da dirigente d’azienda e rapporti internazionali di altissimo livello. L’unico modo per uscire dall’impasse. La svolta qualche settimana fa dopo un colloquio tra il premier Renzi e il sindaco di Napoli de Magistris che hanno reimpostato un dialogo istituzionale e grazie alla mediazione del ministro Delrio”.
Peccato però che arriva pronta la smentita dell’interessato lo stesso giorno. “Le notizie pubblicate da diversi quotidiani riguardo una mia nomina a Commissario di Bagnoli sono destituite di ogni fondamento”.
Quattro giorni dopo, è lo stesso Premier a uscire allo scoperto su Bagnoli con una intervista al Corriere della Sera dove dice: “Il consiglio dei ministri venerdì 19 giugno nominerà il commissario straordinario del Governo per Bagnoli. Sto dialogando con De Luca”.
Ma anche stavolta, dal consiglio dei ministri non esce alcun commissario.
E siamo arrivati al 18 luglio. Di nuovo la testata con il galletto. “Il commissario per Bagnoli sarà Salvo Nastasi”, attualmente direttore generale gli spettacoli dal vivo presso il Ministero per i beni e le attività culturali, conoscitore della città di Napoli per la sua esperienza da commissario al teatro San Carlo.
Cosa fatta allora? Neanche per sogno.
Sei agosto, sempre lo stesso giornale, titolo: oggi la nomina di Nastasi.
Ma aspetta, aspetta, aspetta, aspetta…
Giornalisti tutti pronti, pezzi già “abbozzati” come è d’uopo in questi casi, tutti all’erta per le reazioni, ma…
Ma le uniche dichiarazioni virgolettate a proposito sono state “la decisione sarà presa in uno dei primi consigli dei ministri dopo la pausa di Ferragosto”.
Tutti in vacanza dunque, con buona pace di quelli che un anno fa credevano che la spina nel fianco della rinascita di Bagnoli potesse finalmente essere estratta alla città. La storia continua…

Barbara Tafuri

(Foto Francesco Bassini)

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