Reddito di Cittadinanza, imprese non offrono lavoro

Un partito trasversale boicotta la misura di politica attiva per l’occupazione

Duecentocinquanta giorni fa il governo varava il reddito di cittadinanza: da sei mesi viene erogato.  E in 250 giorni non è arrivata una  sola offerta di lavoro dagli imprenditori, le amministrazioni comunali non hanno presentato progetti per lavoro di pubblica attività, gli enti di formazione, compresi gli enti bilaterali gestiti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro non hanno proposto programmi di aggiornamento professionale. Una sorta di boicottaggio attuato da un vero e proprio partito trasversale. Eppure, riuscire a realizzare il reinserimento lavorativo dei percettori del reddito dovrebbe essere l’obiettivo  primario delle associazioni di rappresentanza sociale, quali i sindacati e le associazioni degli imprenditori. Una misura di politica attiva per il lavoro. Infatti, assumere dei percettori di Reddito di Cittadinanza può essere un’opportunità interessante per le aziende italiane. Come confermato nel sito Internet ufficiale del Reddito di Cittadinanza, i datori di lavoro che assumono soggetti percettori di tale sussidio hanno diritto a un interessante esonero contributivo corrispondente esattamente all’importo mensilmente percepito dal cittadino. L’esonero contributivo ha una durata pari alla differenza tra 18 mensilità e le mensilità di sussidio già godute, in tutti i casi esso non può essere inferiore a 5 mesi e non può essere superiore a 780 euro mensili. L’aspetto economico può essere dunque un  incentivo per gli imprenditori che prevedono di effettuare delle nuove assunzioni, assunzioni che, è utile ricordarlo, devono necessariamente essere a tempo indeterminato full time. E non finisce qui. Gli imprenditori possono risparmiare non poco anche nell’ottica della formazione del nuovo personale: il datore di lavoro può stipulare anche un patto di formazione con il Centro per l’Impiego della propria provincia, affinché le risorse possano essere formate in modo mirato prima di entrare in azienda. Anche quest’aspetto non va sottovalutato: come ben sanno gli imprenditori più attenti, infatti, la formazione rappresenta un costo non indifferente, sia a livello economico che organizzativo, di conseguenza affidarla ad una struttura esterna quale appunto un Centro per l’Impiego può essere senz’altro una grandissima opportunità. Le assunzioni di percettori di Reddito di Cittadinanza vanno effettuate rigorosamente attraverso il sistema informativo della società Anpal, mentre per quel che riguarda le opportunità di formazione correlate a tali assunzioni, l’ideale è rivolgersi al Centro per l’Impiego di riferimento. Un ruolo significativo potrebbe essere assunto dagli enti bilaterali o accreditati deòòa formazione gestiti dai sindacati e dalle associazioni imprenditoriali. Gli enti possono stipulare un “Patto di Formazione” presso i centri per l’impiego e i soggetti privati accreditati per garantire ai beneficiari del reddito di cittadinanza un percorso formativo o di riqualificazione professionale, se  a seguito del percorso formativo il beneficiario del reddito di cittadinanza ottiene un lavoro, coerente con il profilo formativo, gli Enti di formazione ottengono un contributo, anche sotto forma di sgravio contributivo, pari alla metà della differenza tra 18 mesi, e i mesi già usufruiti dal beneficiario di Reddito di Cittadinanza. Comunque non inferiore a 5 mesi. L’altra metà viene percepita dal datore di lavoro che assume il beneficiario. Anche le amministrazioni comunali non assumono iniziative nonostante la legge su Reddito prevede l’obbligo di organizzare attività socialmente utili settimanali in ogni comune. E allora perché le forze sociali e i sindaci non si attivano? Perché il governo non promuove una riunione per sensibilizzare sindacati, imprenditori e sindaci per attuare un programma per la collocazione lavorativa dei percettori del reddito?

Ciro Crescentini

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