Napoli, Venere degli stracci: prosegue la raccolta firme per il senzatetto rinchiuso nel carcere di Poggioreale

‘Simone ha bisogno di cure, non può stare in cella’

Ha raccolto 5561 firme la petizione promossa da Iod edizioni, con esponenti del volontariato, della cultura e delle associazioni, per Simone Isaia, il clochard di 32 anni rinchiuso nel carcere di Poggioreale dal 13 luglio con l’accusa di aver dato alle fiamme la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto.

Simone Isaia ha bisogno di cure fuori dal carcere, perché in carcere non può essere aiutato. Il carcere di Poggioreale è quello più affollato d’Europa – scrivono in una nota i promotori della petizione – Un carcere con oltre duemila detenuti a fronte di una capienza di circa milleseicento con gravi problemi collaterali, come la cura della salute dei detenuti”

Una situazione paradossale e insostenibile. “Non è possibile  che un solo infermiere debba assistere fino a mille detenuti nella speranza che non si verifichino due o più criticità contemporaneamente – sottolinea la nota – Come non è possibile che ci siano solo 2 psichiatri che lavorano fino alle 16  e 4 psicologi dell’Asl, e 5 psicologi con contratti a tempo determinato che non garantiscono alcuna continuità assistenziale. Pochi, Troppo pochi per una popolazione carceraria di oltre duemila persone“.

Simone è in una cella con altri sette detenuti. Una cella destinata per quattro. In una condizione psichica molto provata. La stagione estiva è diventata in carcere insopportabile perché acuisce le problematiche di salute dei cardiopatici e anziani, e soprattutto dei soggetti con gravi patologie psichiche, come Simone Isaia.  Simone è all’interno di questa realtà. E come lui ci sono tantissimi altri giovani e persone adulte in gravi difficoltà.

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Il carcere napoletano conta 2000 detenuti, 500 oltre la capienza tollerabile, è dotato di un esiguo personale sanitario, e le difficoltà operative per il già risicato personale di Polizia Penitenziaria, costretto in molte occasioni ad operare in urgenza per ricoveri ospedalieri fuori sede, mettendo in discussione la sicurezza interna del penitenziario partenopeo. La grave carenza di organico sanitario e penitenziario, genera un mix esplosivo. Auspichiamo che i vertici della Sanità campana si rendano conto di cosa stiano gestendo e in quale struttura stanno operando: questa totale mancanza di preoccupazione è molto rischiosa per tutti”

È  necessario che tutti noi facciamo una seria riflessione sulle condizioni di vita dei detenuti con gravi patologie di salute, tra queste i malati psichici che sono sempre i più abbandonati dalle istituzioni.

 I promotori continuano a mobilitarsi affinché Simone Isaia sia tolto dal carcere e venga curato e rigenerato alla vita presso la Casa di Accoglienza della Pastorale carceraria di Napoli o in quella di Salerno.

CiCre

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