Affisso uno striscione: “Non si può morire di lavoro”
Il quartiere, il popolo di Forcella ha salutato con applausi, rose e palloncini bianchi, Salvatore Caliano, il giovane morto pochi giorni fa in un incidente sul lavoro in via Duomo. Accanto alla famiglia, straziata, dignitosa ma composta nel suo dolore, tantissimi ragazzi e ragazze che hanno indossato una maglietta bianca con stampata una fotografia di Salvatore. Sul feretro di Salvatore soltanto rose bianche. Ai funerali erano presenti i giovani della Camera Popolare del Lavoro che hanno affisso uno striscione eloquente, parole dirette, semplici: “Non si può morire di lavoro, ciao Salvatore”. “Salvatore era uno di noi, un ragazzo che faceva il doppio lavoro per guadagnarsi da vivere, un ragazzo che lavorava a nero, un ragazzo senza diritti nè tutele – affermano in una nota i militanti della Camera Popolare del Lavoro – E’ assurdo che in Italia, nel 2018, si muore ancora di lavoro. È quello di Salvatore non è un caso isolato, purtroppo è l’ennesimo esempio di un sistema marcio che ci costringe a lavorare a nero, essere sfruttati e morire di lavoro”. Ai funerali notata l’assenza dei rappresentanti dei sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil. Una figuraccia. Ancora una volta le organizzazioni sindacali hanno dimostrato di essere lontane dai quartieri popolari, dai giovani precari e disoccupati. Presente una delegazione dell’amministrazione comunale di Napoli e di Dema. L’ente di piazza Municipio era rappresentato dal vicesindaco, Raffaele Del Giudice: “L’Amministrazione – ha dichiarato Del Giudice – ha voluto partecipare la propria vicinanza alla famiglia sempre nella discrezione e nel rispetto del loro dolore”. Ai familiari, il vice sindaco ha espresso il desiderio del sindaco, Luigi de Magistris, di recarsi da loro in visita. A celebrare i funerali di Salvatore, don Angelo, che ha sottolineato le qualità del giovane precario parlando di lui come “un esempio per i tanti giovani che vivono la difficile realtà di Forcella”.
Sulla triste vicenda è intervenuto con una anche il segretario nazionale di Dema e assessore comunale al lavoro Enrico Panini: “Il dramma della morte di Salvatore ci ha colpito profondamente – ha detto Panini – portiamo le nostre condoglianze alla famiglia partecipando ai funerali. Il tema della sicurezza sul lavoro e della lotta serrata al lavoro nero è per noi una priorità assoluta nel Paese – ha spiegato Panini –in autunno daremo vita a una mobilitazione generale perché in Italia c’è bisogno di una nuova legge sul lavoro che oltre alla lotta alla precarietà tuteli la sicurezza sul lavoro e l’emersione dal lavoro nero. Morire per 35 euro ci dà la misura del dramma sociale che viviamo nel nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno. Non si può morire di lavoro, in Italia la strage di chi muore per portare il pane a casa ha dei numeri impressionanti, mentre il dibattito politico gira intorno ai mal di pancia di Confindustria, e alla reintroduzione dei voucher, prestazioni di lavoro occasionali e prepagate senza alcun tipo di tutela” – ha proseguito Panini. “Per noi si tratta di una vera emergenza nazionale – ha concluso – e crediamo che invece di occuparsi della caccia allo straniero al centro dell’agenda di governo dovrebbe esserci un bisogno prioritario di chi vive in questo Paese: il lavoro, sicuro, legale e tutelato”.
Ciro Crescentini