Il caso del renziano Gozi nel governo francese: “Conosce notizie riservate per l’Italia”

Trombato alle europee, dove era in lista col partito di Macron: ripescato come consulente per gli Affari europei dell’esecutivo guidato da Eduarde Philippe. Ma era sottosegretario agli affari europei con Renzi e Gentiloni. Il vicepremier Di Maio: “Valutare se togliergli la cittadinanza italiana”. L’eurodeputato dem Calenda: “Non si entra in un governo straniero”. La replica: “Sono solo un consulente”

È un caso: il renziano Sandro Gozi sarà consulente per gli Affari europei del governo francese guidato dal primo ministro Eduarde Philippe. Scatena un putiferio, perfino nel Pd, l’inconsueta scelta del politico italiano. L’incarico è un riconoscimento, per chi è stato sottosegretario agli affari europei nei governi Renzi e Gentiloni. Ma è anzitutto un “premio di consolazione”: nell’Italia gialloverde, Gozi era andato a candidarsi con En Marche, il partito di Macron, alle ultime europee. Scelta però coincisa con una trombatura. Gozi è il primo dei non eletti, tuttavia potrebbe entrare nell’europarlamento ad ottobre: grazie a Brexit, lasceranno lo scranno i parlamentari britannici. Fino ad allora, però, il renziano si installerà a Parigi, al lavoro per l’Eliseo. Infischiandosene degli attacchi e pure di chi pensa a revocargli la cittadinanza italiana. “Nulla contro la Francia, ma – avverte il vicepremier Luigi Di Maio – bisogna valutare se togliere la cittadinanza” a Gozi. Un’idea evocata anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Se tu lavori per il governo italiano – spiega Di Maio-, rappresenti e servi lo Stato italiano e poi a un certo punto lo tradisci e ti vai ad arruolare nelle fila di un altro governo come responsabile della politica europea del governo Macron allora bisogna valutare se togliergliela perché siamo di fronte a cosa una inquietante per cui per cui un nostro sottosegretario, anche se era del Pd, adesso diventa esponente di un altro governo con cui abbiamo molte cose in comune ma anche interessi confliggenti”. La minaccia poggia sulla legge 91 del 1992. Lanorma stabilisce, infatti, che se un cittadino italiano assume un incarico in un esecutivo straniero, il governo italiano può revocargli la cittadinanza, salvo rinuncia dell’interessato alla nomina. Anche perché, al di là della diplomazia, con Parigi i potenziali contrasti sono diversi: dal tema migranti alle politiche economiche, passando il Tav. E che il problema esista, lo conferma perfino un esponente del Pd, come l’ex ministro Carlo Calenda. Gozi nel governo francese, Calenda rompe il silenzio Pd: “Non si entra in un governo straniero”. “Non si entra in un Governo straniero. – twitta l’europarlamentare dem – Non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire per due mesi nel Governo Francese la carica che ha ricoperto nel nostro Governo, conoscendo posizioni e interessi anche riservati non sempre coincidenti”. Calenda evoca una parola magica: conflitto di interessi. Un nodo verso cui il Pd, negli ultimi anni, si è mostrato sordo. “Sono consigliere per gli Affari europei del primo ministro, non è – replica Gozi ai microfoni di Radio Cusano Campus – che sono ministro del governo francese. Mi aspettavo delle critiche, ma sono rimasto sorpreso da tutto questo scalpore”.

 

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest