Addio Borrelli, il procuratore napoletano che svelò la Milano ladrona di Mani Pulite

Nato a Napoli 89 anni fa, la sua carriera è legata alla giustizia nel capoluogo lombardo. Da procuratore capo coordinò le inchieste culminate nell’esplosione di Tangentopoli

Addio ad un protagonista della storia giudiziaria d’Italia, e non solo. Ad 89 anni è morto Francesco Saverio Borrelli, ex capo del pool Mani Pulite, da procuratore capo di Milano, e in seguito procuratore generale presso il tribunale meneghino. Il magistrato, per 47 anni in servizio, si è spento all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove era ricoverato da un un paio di settimane. Lascia la moglie Maria Laura, i figli Andrea e Federica e quattro nipoti. Se Milano è la città dove il magistrato ha scritto la propria storia professionale, di lui non vanno dimenticate le radici partenopee. Borrelli era nato a Napoli il 12 aprile 1930. Figlio e nipote di magistrati, e a sua volta con un figlio magistrato. Borrelli studiò al conservatorio, coltivando tutta la passione musicale per tutta la vita, assieme a quella per la montagna.  (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni).

Vinto il concorso nel 1955, entrò in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Passato dal civile al penale, presiedette le sezioni di tribunale e di Corte d’Assise, giudicando anche processi alle Brigate rosse. Negli anni Sessanta fu tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica.

 

Il 17 marzo 1988 Borrelli succedette a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica, dove dal 1983 era procuratore aggiunto. Dal 1999 al 2002 il ruolo di Pg della corte d’appello milanese. Il suo nome divenne celebre nel 1992. Con l’inchiesta sulla gestione del Pio Albergo Trivulzio esplose Tangentopoli, e iniziò la fine dalla prima repubblica. Borrelli guidava il pool di magistrati in cui erano Antonio Di Pietro, Ilda Boccassini, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo. Fu lui a spedire al leader socialista Bettino Craxi il primo avviso di garanzia. Nel corso della sua carriera difese sempre con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura. Nella memoria collettiva resta lo slogan “resistere resistere, resistere”, pronunciato durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2002. La “resistenza” era contro le riforme del governo Berlusconi, percepite come un attacco alle toghe. E una volta in pensione, nel 2006 viene nominato capo dell’ufficio indagini Figc dal commissario straordinario Guido Rossi, in seguito allo scandalo di Calciopoli. viene nominato capo dell’ufficio indagini FIGC dal commissario straordinario Guido Rossi in seguito allo scandalo di “Calciopoli”. Nel 2012 anche il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La camera ardente si aprirà lunedì mattina alle 9.30 nel Tribunale di Milano, nell’atrio di fronte all’Aula Magna.

 

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