Meridione, viaggio nel mondo dell’architettura moderna. Salvatore Costanzo illustra le opere e i protagonisti degli ultimi 90 anni

L’autore riesce a raggruppare un ampio numero di architetti italiani e stranieri, oltre 400 professionisti, che hanno realizzato opere significative lasciando segni dei loro linguaggi in moltissime province del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).

Il carattere esplorativo delle indagini storiografiche e documentarie di Salvatore Costanzo – architetto, storico dell’arte e urbanista – sempre incline alla ricerca di tematiche inedite, emerge anche nella sua ultima opera “L’architettura moderna nel Meridione d’Italia (1930-2019)”, edita dalla Giannini, Prefazione di Giuseppe Diana. Va riconosciuto subito che il copioso corredo illustrativo che testimonia i percorsi, le espressioni e le tendenze dei luoghi, rappresenta uno dei motivi di riflessione  nella stimolante selezione dei contesti progettuali prescelti, a seconda della cultura architettonica delle varie epoche: dal decennio’30 del Novecento ai recenti repertori del postmodernismo. L’autore del libro – per la prima volta – riesce a raggruppare un ampio numero di architetti italiani e stranieri (oltre 400 professionisti), che hanno realizzato opere significative lasciando segni dei loro linguaggi in moltissime province del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). “Il volume – ci spiega il prof. Costanzo – nasce dalla volontà di fare opera di storico e di critico narrando del Novecento, un secolo difficile, caratterizzato da profonde evoluzioni politiche, sociali e urbanistiche; un secolo che, tra le due guerre, ha visto nascere il Movimento Moderno, determinando una ricca mappa di situazioni anche al Sud”. Un punto chiave dell’opera riguarda l’organizzazione dei testi, divisi in tre sezioni tematiche.

Salvatore Costanzo

La prima parte è incentrata sulle esperienze del ‘novecentismo monumentale’ e comprende una messe di singolari testimonianze fino alla caduta del regime fascista. Ai registri espressivi del periodo post-bellico (cioè agli anni del neorealismo architettonico e della ricostruzione), appartiene il secondo nucleo tematico, che allarga la sua disamina fino allo scorcio del decennio ’70, caratterizzato dalla presenza di audaci architetti, artefici di nuovi linguaggi autoctoni. L’ultima sezione del saggio è dedicata ai repertori dell’architettura dei nostri giorni, un tracciato costellato dalla presenza di progettisti, strutturisti e critici. “Nel complesso, credo di essere riuscito a raccogliere – evidenzia ancora l’arch. Costanzo – nuove ed originali storie professionali, insieme ad importanti problematiche progettuali di molti protagonisti, non tutti originari del Sud, mettendo in luce le loro ricerche compositive più avanzate e i loro molteplici campi disciplinari del modernismo. Tengo a precisare che spesso trovandomi di fronte a monografie di professionisti poco conosciuti, la cui attività mi appariva incompleta, ho dovuto produrre nuovi testi, arricchendoli di apporti storici e aperture critiche, come nel caso di diversi architetti giudicati di ‘seconda fila’ dalla critica specialistica del passato, ma che invece hanno dimostrato di essere dotati di buona sensibilità e senso progettuale acutissimo”.

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