Camorra & partite truccate, 10 arresti nel clan Vanella Grassi: indagato Izzo, azzurro di Scampia

Ad essere alterati i risultati di alcune gare della stagione 2013-2014. Tutti i calciatori coinvolti

Tra le accuse, quella di aver influenzato alcun partite del campionato di serie B della stagione 2013-2014, in particolare gare giocate in Campania nel maggio 2014. Sarebbe avvenuto attraverso un “contatto” – un calciatore adesso in serie A – indagato ma non raggiunto da misura cautelare: è Armando Izzo, difensore napoletano del Genoa, la settimana scorsa con la Nazionale nello stage pre Europei di Coverciano.  Il capo clan e suoi sodali avrebbero attratto nell’orbita criminale altri soggetti: questi avrebbero messo a disposizione ingenti somme di denaro per corrompere giocatori di una squadra campana di serie B, influenzando direttamente 2 partite. I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli a carico di 7 persone accusate a vario titolo di fare parte del clan Vanella Grassi di Secondigliano
Altri 3 sono finiti ai domiciliari: uno è indagato per il presunto favoreggiamento di uno dei capi della cosca. Altri 2 per aver alterato il risultato di partite di calcio. Reati tutti aggravati da finalità mafiose.
Individuati gli specifici incarichi di “armiere”, “capo piazza”, “pusher” e “distributori di mesate” agli affiliati e ai familiari dei detenuti.

 

INDAGATO IL NEO AZZURRO IZZO: LE PARTITE SOSPETTATE, IN 2 ARRESTATI – Due partite dell’Avellino sono finite nel mirino dei pm dell’anticamorra. La prima è Modena-Avellino del 17 maggio 2014 (1-0 per gli emiliani), per la quale i magistrati sospettano una combine che vede coinvolti fratelli Umberto e Antonio Accurso e l’ex calciatore Luca Pini (foto in basso a destra), e il giocatore Francesco Millesi (a sinistra), oggi all’Acireale. La seconda partita è Avellino-Reggina del 25 maggio 2014 (3-0 per gli irpini), per cui si ipotizza il coinvolgimento del boss Antonio Accurso – oggi pentito – Pini, Millesi e Armando Izzo. Pini e Millesi sono finiti ai domiciliari.  Prima di queste gare sarebbe fallito il progetto di alterare il risultato di Avellino-Trapani mentre la successiva combine di Padova-Avellino sarebbe saltata solo per l’intervento dei carabinieri che arrestarono Antonio Accurso. Nella presunta combine di Avellino-Reggina il clan avrebbe guadagnato dalle puntate centodiecimila euro. E’ , una partita che per la cosca la squadra di casa doveva perdere perché le migliaia di euro piazzate nelle scommesse dal boss Antonio Accurso fossero ben investiti. Antonio Accurso fu catturato due anni fa dai carabinieri insieme con altri affiliati nell’ambito delle indagini su un duplice omicidio, proprio mentre festeggiava, con i suoi amici, le ricche vincite da intascare in seguito alla vittoria dell’Avellino sulla Reggina. Secondo la ricostruzione degli investigatori, per Modena-Avellino gli accordi illeciti sarebbero partiti tre giorni prima.  Il clan avrebbe scommesso 400mila euro sulla vittoria della squadra di casa e prima attraverso un affiliato, Salvatore Russo – anche lui ora ai domiciliari – poi con intervento diretto del boss, avrebbe promesso prima 200mila euro, scesi a 150mila successivamente, e infine aconsegna a Millesi, grazie a Luca Pini, 30mila euro per corrompere Maurizio Peccarisi, compagno di squadra di Mellisi, in modo da facilitare una rete del Modena. La Vanella Grassi avrebbe guadagnato così 60mila euro. Per Avellino-Reggina, Accurso, attraverso Pini, avrebbe fatto avere 15 giorni prima 50mile euro a Millesi per convincere a perdere giocatori della squadra calabrese, non ancora identificati. La combine – per gli inqurenti – riesce, consentendo al clan di incamerare 110mila euro.

 

 

LE INDAGINI: INDAGATI TIRATI IN BALLO DAL PENTITO ACCURSO – A dare impulso alle indagini le dichiarazioni del pentito Antonio Accurso, fratello del giovane boss Umberto Accurso, catturato 12 giorni fa. Ma ad inguaiare i calciatori indagati sono anche le intercettazioni. La dda di Napoli ritiene Luca Pini e Francesco Millesi, “gravemente indiziati di partecipare alla consorteria camorristica”, e pertanto ne ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari. Armando Izzo è considerato dagli inquirenti il collegamento tra il calcio e i clan dell’area nord di Napoli. Pini, Millesi e Izzo sono indagati per concorso esterno in associazione camorristica. Maurizio Peccarisi, attualmente svincolato, deve invece rispondere di frode sportiva in concorso. A spiegarlo in una conferenza stampa è il procuratore aggiunto Filippo Beatrice. I clan dell’area nord “continuano a operare prevalentemente nell’ambito del traffico di stupefacenti – afferma il magistrato – ma attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia abbiamo riacceso le luci sugli interessi sul mondo del calcio, di cui già ci siamo occupati in passato”. Non c’è “un’individuazione generica ma elementi concreti sulle partite di calcio: i calciatori si sono accordati per truccare due match”. Le indagini “non sono a uno stadio iniziale ma  – afferma Beatrice – nemmeno finale: stiamo lavorando in velocità per ricostruire gli aspetti che completeranno il quadro indiziario, non solo su queste specifici aspetti ma anche per disarticolare in maniera definitiva i gruppi criminali che operano a Secondigliano. Molti personaggi importanti sono stati arrestati in questa tornata cautelare”. Beatrice, uno dei pm che indagarono sullo scandalo calcistico del 2006, aggiunge che “non abbiamo elementi concreti, come per Calciopoli, per estendere le indagini a tutto il campionato. Abbiamo comunque elementi per dire che in alcune squadre ci sono soggetti che giocano a pallone la domenica ma, durante la settimana, hanno una serie di relazioni tra loro e cercano di utilizzarle per ottenere informazioni per rendere illecite le loro attività”.

 

 

IZZO E LA PARENTELA CON I BOSS DELLA VANELLA GRASSI –  Il pentito Antonio Accurso parla dei rapporti con il difensore convocato in nazionale e sostiene davanti ai pm che ci fu un tentativo di taroccare una partita con la Triestina, accordo saltato all’ultimo istante. “Izzo – dice Accurso – all’epoca era un ragazzo e mio fratello Umberto forse non seppe concludere l’accordo. Izzo successivamente mantenne frequenti contatti con noi essendo nipote anche lui di nostro zio Salvatore Petriccione. Anzi posso dire che nel 2007, Izzo non voleva più giocare a pallone e voleva affiliarsi con noi della Vanella Grassi, ma noi ritenemmo importante per lui che giocasse a pallone e non gli demmo importanza”. Dichiarazioni dello stesso tenore vengono fatte da Mario Pacciarelli, un killer del gruppo criminale anche lui pentito, che il 9 luglio del 2015 racconta ai magistrati:. “Armando è il fratello di Gennaro. Anche lui è cresciuto nel Lotto G. Armando, quando c’era Petriccione in libertà, voleva diventare un affiliato della Vinella Grassi, disse anzi al cugino Gaetano Petriccione, che voleva fare ‘il suo ragazzo’, affiancarlo cioè in attività criminali; all’epoca Petriccione, pur se minorenne e suo coetaneo, già era ‘piazzato’ nel clan. Ma Salvatore Petriccione fece giungere al figlio un’ambasciata dal carcere, dicendo che Izzo, avendo un talento come giocatore di calcio, doveva seguire questa sua vocazione, come avrebbe desiderato il padre che era deceduto”.

 

I PENTITI: “COSì TRUCCAMMO LE PARTITE” – Accurso agli inquirenti spiega come il clan organizzò le presunte combine. Il pentito sostiene di aver chiesto a Pini se “l’Avellino poteva subire un gol dal Modena; Millesi, che era già in ritiro, fece arrivare la risposta via sms sul cellulare di Pini, che si poteva fare”. “Pini – afferma il collaboratore – giocava nelle giovanili dell’Avellino, ed i messaggi venivano camuffati come compravendite di orologi che Pini poteva giustificare in quanto la sua famiglia ha una gioielleria. Sul ‘gol casa’ in Modena-Avellino noi della Vinella scommettemmo dunque circa 400mila euro vincendone 60mila euro. Vi fu anche una complicazione, dovuta al fatto che l’allenatore dell’Avellino Rastrelli, contrariamente a quanto avvenuto nella riunione tecnica, non schierò in difesa Izzo; noi ci allarmammo e mandammo una serie di sms a Millesi tramite il solito Pini. Il primo tempo finì 0-0 ma nell’intervallo Millesi negli spogliatoi parlò con il giocatore che era stato schierato al posto di Izzo, Peccarisi, e subito all’inizio del secondo tempo l’Avellino passa in svantaggio e dalle immagini e’ evidente la responsabilita’ del Peccarisi sul gol subito”. “A Pini – dice Accurso – consegnammo 30mila euro da dare a Millesi e Izzo. Poi loro diedero qualcosa a Peccarisi. Noi allorché ci riprendemmo i 150mila euro concordammo che avremmo dato, in caso di gol subito, la somma di 50mila euro; poi ne demmo solo 30mila a causa della riduzione progressiva della quota dovuta al flusso di giocate”.

 

 

LE INTERCETTAZIONI: IL LINGUAGGIO IN CODICE – Nei tantissimi  sms intercettati, gli indagati avrebbero usato sempre un linguaggio criptico, decifrato grazie alle spiegazioni di Antonio Accurso. Il pentito rivela che si parlava spesso in codice di orologi per riferirsi ai soldi da dare o da ricevere, in quanto ciò avrebbe potuto essere in qualche modo giustificato in quanto la famiglia di uno dei calciatori coinvolti, Luca Pini, possiede una gioielleria. Molto significativi vengono ritenuti i messaggi intercettati il 24 maggio 2014 alla vigilia di Avellino-Reggina. Antonio Accurso chiarisce che nel caso in cui il risultato della partita non dovesse essere quello garantito dal calciatore dell’Avellino Francesco Millesi, vale a dire la vittoria dei padroni di casa, il calciatore dovrà rimborsargli i 350.000 che il boss si è impegnato ad investire: “…Penso 99×100 domani non dovrei avere problemi tu gli hai spiegato che se l’orologio e falso mi da 350 indietro risp…”, scrive Accurso a Pini. Dopo circa mezz’ora arriva la risposta di Pini che replica, ricorrendo – come sottolineano gli inquirenti – al solito linguaggio criptico riferito agli “orologi”. Riferisce che Millesi si è accollato la responsabilità di risarcire tutti i 350.000 euro in caso di risultato diverso da quello assicurato. Pini specifica inoltre che nella stanza di Millesi ci saranno anche i “senatori”, riferendosi verosimilmente – sottolinea la Dda – ai giocatori più anziani della Reggina avvicinati e “comprati” da Millesi stesso. La mattina seguente Pini invia un sms con un “Sì che viene indicato come “più di una garanzia”: “…Alle 9 precise domani mattina ti scrivo Sì è quel SI vale più di una garanzia cioè che se l’orologio e falso ti da indietro tutto i tuoi 350 Ok??? … Mi ha capito benissimo ecco perche si e preso questa notte… e mi ha detto che domani nella sua stanza ci sono i senatori e ti confermato tutto preciso alle 9 del mattino e tu vai a fare il tuo gran lavoro… E’ ovviamente anche tu a quel punto devi confermare i 50 dell’orologio ok??? Tutto chiaro???…”.

 

Anche Salvatore Russo, detto Geremia, ritenuto un fedelissimo dei boss, scambia messaggi con Pini. Il giocatore scrive: “Aspettate a me che ti mando il messaggio speriamo bene sta lavorando bene !!!!”? “?Ho sbagliato a scrivere … Scusa aspetto sue notizie e ti dico … A dopo si si in pomeriggio mi dice sta andando bene sta lavorando bene … Aspetto la conferma e ti avverto SPERIAMOOOOO conferma e ti avverto SPERIAMOOOOO?”, ed ancora: “Fratello di al tuo amico stiamo attendendo ancora sta l’amico mio sta lavorando per noi … Presto ci dirà … Baci?”. Sms Geremia: Ok.frate aspettiamo te?” Ancora Geremia: “Frate.vedi di darmi una bella notizia?” Pini: “Lo spero cazzo!!!!” Geremia: “Frate aspetto te speriamo bene stiamo nelle tue mani!!” …………. Pini: “No frate io devo aspettare tue .noti’zie tu mi dv far sapere?” Ancora Pini: “Ho sbagliato a scrivere … Scusa aspetto sue notizie e ti dico … A dopo si si in pomeriggio mi dice sta andando bene sta lavorando bene … Aspetto la conferma e ti avverto SPERIAMOOOOO conferma e ti avverto SPERIAMOOOOO. Pini: “Fratello di al tuo amico stiamo attendendo ancora sta l’amico mio sta lavorando per noi … Presto ci dirà … Baci” Geremia, più tardi: “Frate me la vuoi dare cuesta bella noti’zi!!”. Seguono poi una serie di messaggi sempre dello stesso tenore. Poi una telefonata, poco dopo le venti. Luca:- …ti mando la conferma! …e la conferma però è un po’ diversa no Geremia:- si L:- mi senti?…ci dobbiamo mangiare…che ne so”tre polpette” ci dobbiamo mangiare! G:- che? L:- ci dobbiamo mangiare “tre polpette”…ho la pancia piena!! G:- ah L:- capito?…io adesso ti mando un messaggio.. ti mando un messaggio di conferma, aspetta proprio giusto 10 minuti G:- ah L:- va bene?…dieci minuti… G:- ma caso mai non possiamo vederci? L:- e io non ci sto io…sto a Cesenatico! G:- ah L:- vengo domani, capito G:- e mandami un messaggio…piu’ specifico, hai capito? L:- no..sarò chiarissimo, sarò chiarissimo.

 

FIGC APRE INCHIESTA –  In relazione all’indagine il procuratore federale Stefano Palazzi ha preso contatto con gli inquirenti napoletani ricevendo la piena disponibilità alla trasmissione degli atti. Nelle prossime ore sarà formalmente aperta un’inchiesta della Procura federale.

 

IZZO: “RIUSCIRO’ A CHIARIRE LA MIA POSIZIONE” – In serata Armando Izzo rilascia una dichiarazione al sito Iamnaples.it. “Apprendo dai giornali notizie che – afferma il difensore del Genoa –  mi vedono coinvolto in vicende a me assolutamente estranee. Sono un calciatore e non ho mai neanche pensato di truccare una partita. “Nelle due gare di cui parlano i mass media ero infortunato e non vi ho neanche preso parte. Ho piena fiducia nella Magistratura e sono sicuro di riuscire a chiarire la mia posizione”.

 

L’AVELLINO: “NOI PARTE LESA” –  Nell’indagine “di certo non vi è il coinvolgimento di nessuno dei dirigenti del sodalizio”. In una nota il presidente dell’Avellino, Walter Taccone, precisa la posizione del club. “In attesa degli sviluppi dell’inchiesta – aggiunge – l’ Avellino è semmai parte lesa. La società è rispettosa delle indagini in corso”.

(Foto Armando Izzo/Fb)

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