Giallo intercettazione: Non sarebbe agli atti la conversazione tra il giudice Scognamiglio e il marito, in cui le direbbe “è fatta”

NAPOLI – “Io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale. Se io perdo 5 tu perdi 100”. Guglielmo Manna, marito del giudice Scognamiglio, si sfogava così il 20 agosto in una intercettazione ambientale. Era in auto e parlava con l’avvocato Gianfranco Brancaccio, uno degli indagati. Secondo gli inquirenti, lo sfogo era dovuto al ritardo nell’esecuzione del presunto accordo illecito, lo scambio innescato dalle minacce a De Luca in vista dell’udienza per il ricorso contro la sospensione. Un patto che avrebbe previsto la sua nomina ad una poltrona di primo piano nella sanità. Quando la squadra mobile ascolta la conversazione, era stata già decisa dal Tribunale Civile di Napoli la sospensione della sospensiva per il presidente della regione. Ma Manna – nella ricostruzione investigativa – non era stato ancora contattato . “Ad Anna adesso tocca praticamente il ricorso abbinato come relatore e già la prossima settimana può fissare l’udienza sul processo principale”. Si riferirebbe lal secondo ricorso contro De Luca, quello relativo ad una istanza presentata da alcuni esponenti del centrodestra che sarebbe stato discusso l’11 settembre. Relatrice era sempre Anna Scognamiglio. “Dal 17 luglio siamo arrivati a fine agosto – aggiunge Manna – Adesso mi devono spiegare perché non hanno fatto quello che dovevano fare. Devono farmi capire a che gioco stanno giocando”.

 

INTERROGATORI – Secondo alcune fonti giudiziarie, oggi la Procura di Roma avrebbe iniziato ad ascoltare alcuni degli indagati. Si tratterebbe dei presunti intermediari della trattativa, Brancaccio e Poziello.

 

GIALLO INTERCETTAZIONE – “Abbiamo finito, è fatta”. Questa la frase che, secondo quanto pubblicato da alcuni quotidiani, che citano un’intercettazione del 17 luglio scorso, il giudice Scognamiglio avrebbe rivolto al marito, l’avvocato Manna, dopo aver scritto la sentenza che consente al governatore di rimanere in carica, mentre è ancora in camera di consiglio. Ma l’ascolto non trova riscontro in Procura a Roma. Negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio viene spiegato che quella intercettazione non esiste negli atti al vaglio della magistratura romana. Il difensore di Scognamiglio, avvocato Giambattista Vignola, si sfoga: “Non abbiamo ancora avuto accesso agli atti ma leggiamo le intercettazioni sui giornali”.

girobe

 

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