I “Frisèddi ri Carajèsima” di Gaetano D’Elia nel nuovo libro di Vincenzo Andriuolo

Teggiano applaude la raccolta, nella gremita sala della S.S. Pietà

Cosa sono i frisèddi ri Carajèsima? Sono i dolcetti di Quaresima  per i Dianesi ma, nella satira, sono anche “te lo mando a dire” sono freddure per fustigare il potente o il politico oppure, come nel caso di Gaetano D’Elia, medico e umanista di Teggiano vissuto nel XIX sec., la Chiesa, con la quale viveva un contrasto etico e intellettuale. I ventuno sonetti  in vernacolo teggianese, che D’Elia indirizzò satiricamente al clero del territorio tra il 1886  e il 1888,  vengono disvelati da Vincenzo Andriuolo, Direttore Amministrativo della Azienda Sanitaria Provinciale della Basilicata, scrittore, glottologo e dialettologo. Nella raccolta intitolata “Frisèddi ri Carajèsima” l’autore non solo analizza i testi con la parafrasi  svelandone la traduzione, ma ne esalta la struttura della lingua attraverso  l’aspetto fonetico-morfologico-metrico, come già  nel suo precedente lavoro “Il Dialetto romanzo di Teggiano”. Sabato, 25 agosto, nella Sala del Consiglio della S.S. Pietà in Teggiano, promossa dall’Associazione Amo Teggiano, si è svolta la presentazione del lavoro con la partecipazione di Patrizia Del Puente, docente di linguistica italiana e Glottologia presso l’Università della Basilicata,  Giuseppe Mea, glottologo dianese già docente di Lingua e letteratura Italiana presso l’Università di Porto e Minho, Fabio Ragone, ricercatore presso l’Università di Barcellona e dell’Avv. Giovanni De Paola, pronipote di Gaetano D’Elia. La serata è stata moderata dal giornalista e scrittore Geppino D’Amico. La professoressa Del Puente che ne ha curato la prefazione, linguista e glottologa, ha infiammato la sala gremita di persone al grido di “salviamo i dialetti”.  “E’ vero – afferma Del Puente – che la scuola ha allontanato gli studenti dai dialetti, ma aveva un compito preciso, insegnare la madre lingua e ha svolto il suo compito. E’ altrettanto importante curare la sopravvivenza dei dialetti, perché lì sono le nostre radici culturali.” Molto toccante la narrazione affettuosa della memoria di Gaetano D’Elia da parte del suo pronipote l’avv.  De Paola che  ha svelato gli aspetti umani ed etici di questo medico ma anche fine poeta che non esitava però a gridare la sua vocazione libertaria. L’autore del volume, nei versi satirici, ha colto non solo la lettura dei tempi attraverso la società dei costumi dell’epoca, ma ne ha svelato caratteristiche filologiche di pregio che fanno assurgere, il D’Elia, a fine letterato e Vincenzo Andriuolo a cultore del dialetto e delle sue connotazioni strutturali.  “Ho voluto scrivere di questi sonetti satirici di Gaetano D’Elia – afferma  l’autore – non solo per analizzarne la struttura e quindi svelarne la perfezione metrica e stilistica, ma anche per parlare di questo nostro illustre cittadino teggianese che molto ha avuto a che fare con la storia sociale e politica del territorio Valdianese a fine ottocento.” Molto commovente il dono che il giornalista Geppino D’Amico ha fatto al Comune di Teggiano durante la serata: un libro antico, legato a mano,  contenente delibere comunali  di Teggiano, di un’epoca fine ottocento che assolutamente mancava affinché si potesse ricostruire il filo d’Arianna che conduce ai fatti amministrativi e politici di un Comune, ovvero la sua storia.

Titty Ficuciello

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