Le due Napoli, le due Italia

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Le élite sono tali per la capacità di trasmettere e leggere il presente. Il salotto, viceversa, non deve necessariamente discettare di realtà, ma può concentrarsi sulle ricette dello spritz. Il guaio è quando il salotto si atteggia a classe dirigente.

La scomparsa della realtà è elemento caratterizzante della sinistra italica, sia di quella thatcheriana rosa confetto che, purtroppo, di quella che si presume essere comunista. Già la rimozione di quello che resta della Identità Comunista, atta a favorire aggregazioni con i movimenti del civico nullismo, è una genialità che da 30 anni non ha dato a livello nazionale nessun risultato. Tranne l’esplosione del civico nullismo stesso con i Pentastellati. Eppure si continua nella operazione suicida di abbandonare tematiche centrali come il Lavoro e le Nuove Povertà.

Napoli, con la sua borghesia feudale e la sua eterna gleba è l’emblema di una società multilinguistica, dove la comunicazione tra questi due mondi è praticamente impossibile. Il salotto buono, con le sue pigrizie e i suoi tramonti immobili, anche quando si presenta fautore di battaglie per l’Uguaglianza, finisce per non avere una lingua per coinvolgere l’Altra Napoli. La Lotta per il Lavoro che, in questi ultimi decenni ha messo Forza e Speranza per un riscatto possibile, ha subito l’ostracismo e la diffidenza delle classi agiate, anche paradossalmente di quelle rivoluzionarie. Un dialogo impossibile, pieno di sospetti e di incomprensioni, che ha isolato la Lotta e non gli ha dato quella Voce e rappresentanza per legittimarla agli occhi della Pubblica Opinione. Così svenduto il sogno operaio napoletano, il Lavoro è scomparso nei discorsi dei salotti n’copp a Posillipo: un imbarazzo demodé che, tra Vomero e ventre della città, rappresenta il divario tra Nord e Sud.

Io che ho il privilegio o la sfiga di appartenere a tutte e due le Napoli, sento a volte di non appartenerne a nessuna. Un apolide che guarda questa Umanità dolente con l’amarezza che allo stupro di massa, all’infanzia deturpata, all’ignoranza imposta, alla emigrazione morbosa, alla vendita di carne umana a buon prezzo non ci sta rimedio. Un destino al quale bisognerebbe opporre un Nuovo Luddismo, capace finalmente di rompere il confine statico tra le due città.

Anche la mattanza del Welfare meloniano ha potuto contare sullo storico alleato delle destre a Napoli: la sinistra snob che, avvolta in foulard esotici, è più vicina alla Amazzonia che a Ponticelli. Il salario minimo fa breccia al Nord, ma al Sud tra finte partita Iva, finte cooperative, il Lavoro nero o il non lavoro è poesia in esperanto. Eppure tutti i leader nazionali hanno voltato la faccia dall’altra parte, mentre il feretro del RdC passava e, solo a morte avvenuta, hanno fatto le solite dichiarazioni di rito. A livello locale, poi, oltre ai selfie, nessun leader si è impegnato concretamente nel dare voce e corpo alla protesta sull’abolizione dell’RdC e alla campagna regionale sulla MIR (Misura Integrativa Regionale). Un pugno di Compagne e Compagni nei quali spiccano per impegno Elena Coccia e Rosario Marra. Anche il mondo sindacale di base è andato zigzagando dietro le proteste: poche iniziative, poche persone e poche reti per unire le basi.

Ancora una volta, quindi, il Popolo Napoletano è stato tradito e come capita in questi casi si è sprofondati in un silenzio tombale, dove divisioni e sconfitte hanno insabbiato ogni energia.

Il dibattito sul Lavoro compiuto nei salotti, di qualunque colore essi siano, non tiene conto dei dati: intelligenza artificiale, nuove tecnologie, globalizzazione, Grande Distribuzione, Delocalizzazione, Blocco assunzioni pubbliche e altre diavolerie hanno cancellato milioni di posti di lavoro. Cosi come non tengono conto degli elementi Umani, degli stessi traumi di milioni di poveri, quasi poveri o a rischio povertà (1/3 della Popolazione, circa 20 milioni di concittadini): esodati da cicli produttivi, esodati da reti sociali, esodati da ambiti di reinserimento, traumatizzati da elementi choccanti della esistenza. FRAGILI, che non avranno mai più un lavoro vero. 4 milioni di lavoratori attivi, ma sotto la soglia di povertà, sono lampante dimostrazione che se non si agisce subito si è complici, sebbene più eleganti.

Luca Musella

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