Preoccupanti, allucinanti le parole pronunciate qualche giorno fa dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra“
I leader dei paesi europei chiamano al riarmo e al conflitto piuttosto e snobbano le iniziative e le conferenza di pace. Inquietante la bozza del Consiglio europeo che prepara i cittadini del continente all’ipotesi di una guerra.
Finora erano state solo parole, ora è scritto nero su bianco che all’Europa serve un piano d’emergenza proprio in caso di attacco militare. Un programma che deve coinvolgere anche i civili e la società: la bozza di conclusioni del vertice sottolinea infatti la necessità “imperativa” di una “preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”. Invita quindi il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”.
Preoccupanti, allucinanti le parole pronunciate qualche giorno fa dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra“.
Proprio in vista del vertice europeo di oggi e venerdì, Charles Michel spiegava che i Paesi Ue devono essere “pronti a difendersi”, producendo più munizioni e spendendo di più per la difesa. Ma evidentemente anche preparando i civili all’ipotesi della guerra in Europa.
E la Germania si sta già muovendo in questo senso: come raccontato da ilfattoquotidiano.it, i comuni tedeschi hanno chiesto a Berlino di ripristinare bunker e rifugi e costruirne nuovi, nonché di dotare tutto il territorio di sirene d’allarme, stanziando almeno 1 miliardo di euro all’anno per i prossimi dieci anni. Quella che i vertici europei stanno portando avanti nelle ultime settimane è una “escalation comunicativa molto preoccupante”, ha spiegato Stefano Cristante, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Salento. “Le guerre minacciate sono molto più vicine alla guerra vera di una soluzione diplomatica”. Nel frattempo Macron propone di inviare soldati Nato al fronte e in diversi paesi si torna a parlare di leva obbligatoria.
Ci stanno portando davvero a combattere. E nessuno, nella leadership europea, dice la sola cosa giusta: che l’unica soluzione possibile è il negoziato, per risolvere il conflitto sulla base del diritto internazionale. Come sarebbe stato obbligatorio proporre sin dal primo giorno.Alla guerra non si risponde con la guerra: alla guerra si risponde con la politica. È l’unico modo per non essere sconfitti. L’isteria guerrafondaia dei leader europei va fermata. Non agite in nostro nome. E non ci arruolerete mai. Cessate il fuoco. Negoziate. In Ucraina. A Gaza. In tutto il mondo.
CiCre