
Sulle vittime la procura di Torino ha aperto due inchieste per istigazioni a delinquere
Emergenza nelle carceri italiane. Tre morti in due giorni: dopo le due detenute morte venerdì nel carcere delle Vallette di Torino, un altro si è tolto la vita sabato nell’istituto di pena di Rossano, in Calabria.
Il suo è il 44esimo suicidio del 2023 nei penitenziari italiani, il 17esimo solo tra giugno e agosto.
La procura di Torino ha aperto due inchieste, entrambe per istigazioni a delinquere, sulla morte delle due detenute nel carcere delle Vallette. La scelta di questa ipotesi di reato è “tecnica”, cioè necessaria per potere eseguire l’autopsia. Anche per la ragazza di 28 anni morta impiccata il conferimento dell’esame autoptico avverrà lunedì mattina.
Proprio nel carcere torinese si è recato in visita il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ma i detenuti hanno dato vita a una protesta contro il ministro con fischi, colpi sulle sbarre delle celle, urla: “Libertà, libertà”. La protesta ha coinvolto detenuti da ogni braccio del carcere.
Nordio ha però spiegato che “la mia visita non è un’ispezione, ma è un atto di vicinanza. Ogni suicidio in carcere ci angoscia. Bisogna garantire l’umanità. Puntiamo a una detenzione differenziata. Una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi“.
E ha chiarito: “Costruire un carcere nuovo è costosissimo, è impossibile sotto il profilo temporale, ci sono vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero della Difesa, compatibili con l’utilizzazione carceraria“.
Caserme dismesse per alcune migliaia di detenuti – Proprio l’utilizzo delle caserme dismesse è al centro del dibattito. Carlo Nordio pensa a un trattamento detentivo differenziato da realizzarsi in queste strutture per i condannati con pene brevi da scontare per reati bagatellari che non destano allarme sociale. Stime ufficiali ancora non ce ne sono ma si tratterebbe di alcune migliaia di detenuti. Il progetto partirà dal basso: saranno i singoli provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria a contattare le articolazioni del demanio e del ministero della Difesa a livello territoriale per una ricognizione delle caserme disponibili, in vista di un piano nazionale