Anche l’Inps svela il flop del jobs act: contratti stabili -89%, ma resta la libertà di licenziare

I dati dei primi otto mesi di quest’anno: appena 53.303 stabilizzazioni in più rispetto allo stesso periodo del 2015

Crollano gli incentivi e precipitano i contratti stabili. Ormai è il segreto di Pulcinella e anche i dati Inps rivelano il flop del jobs act di Renzi, la riforma che doveva cambiare il mercato del lavoro. Nei primi otto mesi del 2016 i contratti stabili sono stati solo 53.303 in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Un tonfo dell’89%. Il jobs act sta fallendo la sua mission, ma in compenso resta il gentile omaggio agli imprenditori: la tanto agognata mano libera nei licenziamenti, anche se illegittimi. Il cadeau che il governo ha impacchettato con la riforma, abolendo l’articolo 18. Gli ultimi dati arrivano dall’Osservatorio Inps sul precariato, che rileva come pesi la riduzione degli incentivi per le assunzioni. Nei primi otto mesi dell’anno i datori di lavoro privati hanno stipulato 805.168 contratti a tempo indeterminato, 200.208 trasformazioni a tempo indeterminato e 54.458 apprendisti trasformati a tempo indeterminato, mentre le cessazioni sono state 1.006.531, per un saldo positivo di 53.303 unità. Il numero è inferiore dell’88,6% rispetto al saldo positivo di 465.800 contratti stabili registrato nello stesso periodo del 2015. Il saldo 2016 è inferiore anche a quello 2014, pari a +104.099. Una china irreversibile.

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest