Ancona, i collaboratori del padrone si facevano restituire metà stipendio dagli operai

Consegnando le riscossioni mensili che avvenivano in contanti, per un totale di quasi 30mila euro in tre anni, secondo l’accusa, avrebbero guadagnato una parte del profitto. 

Ennesima storia di sfruttamento padronale, caporalato, estorsione ed evasione fiscale. Per tre anni tre operai bengalesi, assunti da una ditta di appalti al porto di Ancona, hanno ricevuto buste paga dimezzate per assicurarsi un lavoro e con esso il permesso di soggiorno per rimanere in Italia.

I tre avrebbero restituito fino a 700 euro (su uno stipendio di 1.200 euro) mensili a due collaboratori del loro datore di lavoro.

La vicenda è emersa in un processo ad Ancona dove una sindacalista ha ricostruito i fatti come testimone dell’accusa. Il titolare della ditta è stato assolto in abbreviato mentre i suoi due aiutanti sono a processo per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Consegnando le riscossioni mensili che avvenivano in contanti, per un totale di quasi 30mila euro in tre anni, secondo l’accusa, avrebbero guadagnato una parte del profitto. 

Gli operai che sono parti offese non lavorano più per quella ditta. La prossima udienza è stata fissata al 17 maggio.

CiCre

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