Martedì prossimo un convegno a Napoli
Il mobbing. Una violenza difficile da definire e da reprimere e che solo di recente i giudici della Corte di Cassazione hanno riconosciuto come reato. Un fenomeno in aumento ma di cui non si parla più, magicamente sparito dal dibattito parlamentare. Tanto che l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non avere una legge. Il consiglio regionale della Campania ha approvata una normativa per prevenire il fenomeno istituendo sportelli d’ascolto e agenzie sanitarie dedicate alle psicopatologie del lavoro correlate e alla loro prevenzione.
Martedì 12 dicembre è stato promosso un convegno dedicato alle problematiche del mobbing, del disagio psicologico nei luoghi di lavoro e alla legge regionale.
L’iniziativa si terrà presso l’Istituto per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra in Via Monte di Dio. I lavori saranno aperti da una relazione di Francesco Blasi, direttore dell’Unità Operativa di Salute Mentale 24 dell’Asl Napoli 1. Previsti gli interventi di Mariapia Garavaglia presidente dell’Istituto Superiore Studi Sanitari “G.Cannarella” di Roma; Antonio Marciano consigliere regionale; Giovanni Nolfe Responsabile Centro di Riferimento della Campania per il Mobbing e il Disadattamento lavorativo dell’Asl Napoli 1; Enzo Cordaro dell’Associazione Italiana Benessere e Lavoro di Roma; Umberto Carbone, Alessandra Esposito, Elisabetta Riccardi, Maria Triassi del Dipartimento Sanità Pubblica Università Federico II di Napoli. Inoltre parteciperanno i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil regionali e di Medicina Democratica.
In merito alla interessante iniziativa, il Desk ha contattato il dottor Giovanni Nolfe Responsabile Centro di Riferimento della Campania per il Mobbing e il Disadattamento lavorativo dell’Asl Napoli 1 ponendo alcune domande.
Cosa è il mobbing e come si manifesta?
Difficile da dire in poche parole. Mobbing è trasformare una persona che lavora nella vittima di un meccanismo perverso fatto di abusi, di discriminazione e di emarginazione.
Quali le cause?
Le cause possono essere riassunte essenzialmente in tre grandi categorie: A) cause organizzative: sistemi di lavoro che non hanno alcuna attenzione per la persona, che diviene semplicemente una merce o un mero strumento produttivo; B) cause caratteriali: quando personalità narcisistiche e anti-etiche, al di fuori di ogni controllo e legittimità, utilizzano il potere con l’unico obiettivo di rendere il collega o il dipendente un “oggetto” attraverso cui vedere riconosciuto dal gruppo di lavoro la propria “autorità” e una leadership malata; C) cause speculative: con la necessità per alcune aziende di favorire l’estromissione di determinate dipendenti (troppo anziani, troppo onesti, con contratti onerosi, o troppo competenti).
Qual è la tipologia di mobbing più pericolosa?
Il mobbing può avere diversi gradi di violenza e di durata nel tempo. Queste variabili sono fondamentali nel determinare la severità degli effetti del mobbing. Ma io credo che quanto più grande e profonda è la solitudine della vittima, tanto maggiori e devastanti sono gli esiti del mobbing.
Quali effetti sulla vittima?
Gli effetti sono: patologie somatiche, malattie psichiatriche (soprattutto la depressione, i sintomi dello spettro ansiosi, i disturbi da stress e le alterazioni del ritmo sonno-veglia). Numerose evidenze, tra cui anche le ricerche condotte dalla nostra struttura, sottolineano effetti anche sulla struttura cerebrale stessa delle vittime del mobbing: resta da comprendere meglio quanto questi esiti siano poi reversibili nel tempo.
Le leggi approvate negli ultimi anni(Treu, Biagi, Fornero, Jobs Act) hanno favorito il mobbing?
Mi pare che si proceda verso una progressiva precarizzazione del lavoro. Il sentimento di instabilità (a volte spacciato per flessibilità) amplifica la competizione patologica e la “burocratizzazione” nei sistemi produttivi. L’uomo-merce sarà sempre più esposto al disagio mentale lavoro-correlato. Io credo che l’elemento maggiormente preoccupante sia costituito oggi dalla possibilità di non reintegrare il dipendente licenziato senza motivazioni economiche o senza giusta causa. Questo significa trasformare il lavoro da un bene sociale a un bene che è nella esclusiva disponibilità del datore di lavoro. Questo produrrà problemi profondi nel sistema produttivo e, se venisse esteso al pubblico impiego, esporrebbe la collettività a un maggiore rischio di corruzione e illegalità.
Un po’ di dati su Napoli e la Campania…
In Campania (siamo centro di riferimento regionale, quindi abbiamo un punto di osservazione abbastanza preciso su questi fenomeni), il numero dei pazienti con disturbi psichiatrici lavoro-correlati è in continuo aumento, con crescenti caratteristiche di cronicità e una maggiore esposizione nel sesso femminile.
La legge regionale approvata in Campania potrebbe contribuire a prevenire il mobbing?
La legge della Campania è una conquista. Speriamo che essa trovi una concreta applicazione, soprattutto con un potenziamento del centro di riferimento regionale, con la istituzione dell’osservatorio regionale e attraverso la creazione di centri di ascolto diffusi sul territorio e adeguatamente formati.
Che contribuito potrebbero dare gli enti bilaterali, le associazioni, le organizzazioni sindacali per la prevenzione?
Tutte queste organizzazioni possono contribuire alla prevenzione. Soprattutto una piena e corretta applicazione della legge 81/2008 che (pur con i suoi limiti) può essere utile se percepita non come un mero passaggio “burocratico” ma come la possibilità delle organizzazioni di lavoro di riflettere sulle proprie aree disfunzionali e introdurre correttivi. Tutto ciò è indispensabile per diffondere una nuova cultura del lavoro.
Ciro Crescentini