Una nuova Europa dei popoli è possibile

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Le madri e i padri Costituenti avevano ben chiaro, già nel ’48, quale fosse il reale scopo dell’Europa unita, infatti vollero precisarlo in Costituzione inserendo la c.d. “porta sull’Europa” all’articolo 11, dove incisero una frase semplice, ma ricca di bellezza: “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.  Nell’Europa post-bellica, il timore di un nuovo conflitto era forte, soprattutto alle luce dei tanti sovversivismi che volevano emergere, fu qui che si inserì negli allora leader mondiali la volontà di unirsi sotto interessi economici comuni.

L’Italia è stata protagonista dell’Europa, prima con Altieri Spinelli che attraverso il suo “Manifesto di Ventotene” proponeva una nuova Europa federale attraverso cui costruire un’integrazione tra i vari popoli del continente; in seguito fu Alcide De Gasperi a lavorare affinché nascesse la Comunità economica Europea, infatti i Trattati istitutivi vennero firmati a Roma il 25 marzo 1957. Nei giorni a noi più vicini, possiamo ricordare il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi, assieme si adoperarono affinché l’Italia entrasse nell’Unione Europea, il cui processo subì una notevole scossa dalla riunificazione delle due Germanie sotto impulso del socialista Mitterand.

PARLAMENTO EUROPEO STRASBURGO BANDIERE UNIONE EUROPEA

E’ stato poi Mario Draghi l’ultimo protagonista della storia dell’UE attraverso la sua estensiva interpretazione dei Trattati, da alcuni vista come un’erosione al potere decisionale e di indirizzo assegnato alla Commissione e al Consiglio Europeo. Adesso, dopo un processo arenatosi con la bocciatura referendaria da parte di Francia e Olanda nel 2004, le quali non vollero approvare la Costituzione Europa promossa dalla Commissione Prodi, occorre una nuova spinta verso l’integrazione europea.Fu in quel momento, forse, che si aprì la strada al sovranismo soprattutto per via della crisi dei debiti sovrani del 2011, che mostrò tutte le criticità di un’Unione a metà, in cui a decidere sono i governi e non gli organi eletti. Tutto ciò non fa altro che far acuire il deficit democratico esistente, proprio per questo la spinta propulsiva verso una democratizzazione europea, in cui il popolo abbia un ruolo di sovrano e non di coabitante, deve partire ancora una volta dall’Italia.  

La Costituzione del 2004 era frutto di un processo dall’alto arenatosi per un processo dal basso, infatti si potrebbe parlare di uno Statuto concesso dai leader europei, era una Costituzione liberale che abbracciava a pieno i valori neoliberisti sui quali si fonda tutt’ora l’Unione.Per avviare questo processo di democratizzazione bisognerebbe convocare un Referendum in tutti i Paesi dell’Unione affinché siano i cittadini a decidere se vogliono una Costituzione Europa, in seguito bisognerebbe eleggere un’Assemblea Costituente, la quale dovrebbe redarre un testo costituzionale in linea con i principi propri del costituzionalismo moderno, quindi abbandonando l’ottica egoistica tipica del neoliberismo, abbracciando altresì quelli solidaristici. Occorrerà dare una forma di Governo, ovvero una sostanza nuova, magari neo parlamentare, dove i cittadini eleggono sia il Parlamento che la Commissione, inserendo anche l’istituto della sfiducia costruttiva, eliminando il vincolo dell’unanimità previsto dal TFUE.

Altro ente da riformare è la Banca Centrale Europea che deve avere la possibilità di intervenire seriamente e non di dover compiere solo una monitorarizzazione volta ad evitare l’inflazione, per fare ciò occorre ridisegnare la visione economica europea, partendo dal non far pesare sul debito la spesa per lo sviluppo e per gli aiuti ai Paesi membri. Un’Europa che guardi allo sviluppo dei popoli e non alla crescita del PIL!Occorre iniziare una lotta al crimine organizzato europeo, per questo la formazione di una Commissione Antimafia Europea, dove l’Italia deve essere protagonista vista la sua legislazione avanzata riguardante la materia.E’ imprescindibile la creazione di un welfare europeo, che cerchi di ridurre i gap tra i Paesi dell’Eurozona, anche attraverso politiche scolastiche e lavorative congiunte, per non parlare dei mezzi di sostentamento per la lotta alla povertà, mai come ora necessari per cercare di arginare un fenomeno che esiste e che sta crescendo.

Il sistema di integrazione europeo basato sul Trattato di Dublino deve essere superato, cercando anche di far approvare ai paesi che ancora non lo hanno fatto, lo Ius soli. Questo non basta, poiché le politiche di integrazione devono essere accompagnate da piani di investimento nei Paesi soggetti a grandi crisi. Una ricollocazione economica si rende necessaria se si vuole realmente costruire un mondo più giusto. L’Unione Europea deve invertire la rotta, cercando di abbracciare principi nuovi quali la solidarietà, l’eguaglianza sostanziale e la cooperazione, perché solo in questo modo, dimostrandosi aperti ad un’epoca che cambia, possiamo fermare il sovranismo e la destra più becera e inumana presente dalla stagione dei nazionalismi. Senza paura, ma a testa alta verso lo sviluppo delle coscienze europee.    

Francesco Miragliuolo

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