Il lavoro nero dà pessimi frutti,Coop contro lo sfruttamento dei lavoratori

La campagna ha coinvolto oltre 800 fornitori di ortofrutta, che operano con oltre 70 mila aziende agricole.

Risultati positivi raggiunti dalla campagna “Buoni e Giusti” lanciata  dalla Coop contro il caporalato, lavoro nero e lo sfruttamento nel settore agricolo. La campagna ha coinvolto oltre 800 fornitori di ortofrutta di Coop, che operano con oltre 70 mila aziende agricole. A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico, che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.  Inoltre,  è stato chiesto alle 7200 aziende agricole dei prodotti a marchio Coop di iscriversi alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Un’impresa che aderisce a questo standard garantisce di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, di non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso.   Effettuate ispezioni in 270 aziende agricole, due delle quali (entrambe nella filiera del pomodoro da industria) sospese a causa del rilevamento di gravi problemi. Nelle altre sette filiere ispezionate (clementine e arance navel, fragole, pomodoro pachino, lattuga, meloni, uva) le problematiche rilevate hanno riguardato la mancata applicazione di norme di sicurezza ed è stato chiesto un pronto adeguamento. “Buoni e Giusti Coop” vuole essere un apripista per intervenire concretamente in tema di illegalità. Necessari impegni, coerenza da parte degli organismi ispettivi e del Governo per estendere la lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato, alle truffe alimentari combattendo la concorrenza sleale.  Il rischio è che l’impresa marcia scacci quella buona, e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone.

                                                           Ciro Crescentini

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