Terme di Agnano ai lavoratori:”Rinunciate ai diritti o vi licenziamo”.Tace de Magistris

Nell’occhio del ciclone i verbali di conciliazione proposti dall’azienda comunale e avallati da Palazzo San Giacomo

Tensione tra i dipendenti delle Terme di Agnano, azienda di proprietà del Comune di Napoli. I vertici aziendali hanno proposto ai lavoratori di rinunciare ai diritti acquisiti, accettare riduzione dei salari e demansionamenti. Proposte che i lavoratori hanno rispedito al mittente. Puntualmente sono arrivati i licenziamenti. Le lettere giunte nelle ultime ore a casa di alcuni lavoratori si commentano da sole. Lettere  che annunciano “licenziamenti per motivo oggettivo” perché “i lavoratori hanno ritenuto di non accettare l’offerta”.  Metodi poco ortodossi. I responsabili di una società  di proprietà dell’ente di Palazzo San Giacomo, i responsabili di una società pubblica – che dovrebbero tenere conto dell’etica e la responsabilità sociale –   si comportano come caporali, capomastri,  padroni delle ferriere utilizzando i verbali di conciliazione in modo disinvolto.

Comportamenti e metodi   puniti  dalla magistratura. Significativa la recente sentenza del Tribunale del Lavoro di Napoli che ha annullato i verbali di conciliazione firmati dalle lavoratrici Napoli Sociale-Napoli Servizi, altre aziende di proprietà del Comune.  Atti transattivi annullati  perchè il giudice ha rilevato pesanti condizionamenti nei confronti dei dipendenti. La vicenda dei verbali di conciliazione di Napoli Servizi è  finita  in Parlamento. Un’interrogazione a risposta in commissione, presentata da alcuni deputati del Movimento 5 stelle, componenti della commissione lavoro della Camera. Destinatario dell’atto è il ministro del lavoro, Luigi Di Maio. L’interrogazione, presentata il 28 marzo, è a prima firma di Rina De Lorenzo. Cofirmatari sono i deputati Amitrano, Giannone,Pallini, Tripiedi, Siragusa, Segneri, Cubeddu, Costanzo, Ciprini, Davide Aiello, Villani e Vizzini. I parlamentari chiedono di sapere se il ministro sia a conoscenza di tale situazione, e “se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire un maggiore controllo e una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori da parte dell’Ispettorato del lavoro e da parte dei datori di lavoro”. Sulla vicenda delle Terme di Agnano puntualmente tacciono le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl, Uil. Tace anche il sindaco Luigi de Magistris paladino dei diritti individuali e collettivi.  De Magistris non ha assunto  una posizione netta in merito alla  decisione del  commissario  delle Terme di Agnano,  Massimo Grillo  di proporre  ai dipendenti una riduzione salariale e un abbassamento dei livelli di inquadramento. Esubero creato per un organizzazione del personale quanto meno strana. Infatti, ai lavoratori oltre la riduzione di orario viene imposto anche un abbassamento del livello di inquadramento, con la conseguenza in alcuni casi di un dimezzamento dello stipendio.   E stando ad alcune indiscrezioni, il liquidatore avrebbe formalizzato agli organismi competenti, la richiesta di aumento del suo stipendio.  Sorge ‘spontanea qualche  domanda per il sindaco de Magistris.  Un liquidatore non dovrebbe liquidare i beni dell’azienda appunto per pagare i debiti pregressi, considerato che Terme di Agnano dispone di beni e terreni a cui molti hanno manifestato interesse per l’acquisto?

E sempre a proposito di verbali di conciliazione capestro, emergono altri fatti gravissimi. Nel mese di giugno del 2018 i dipendenti furono costretti a firmare un accordo sindacale presso l’ispettorato del lavoro in cui rinunciavano al 50% dello stipendio non percepito da febbraio 2018 al 30 giugno del 18 con la promessa che con lo spostamento di 27 unità presso l’Asia,  altra partecipata del comune di Napoli, la situazione economica delle Terme di Agnano si sarebbe via via delineata verso la vendita delle quote azionarie. Cosa che non è avvenuta.  Anzi,  ancora non si è provveduto a fare una valutazione del valore di ogni singola quota e di conseguenza si è ben lontani dalla creazione di un bando di gara.

Le scelte politiche ed amministrative risultano poco chiare e molto ambigue. Le Terme di Agnano hanno dato in gestione ad una società privata il Parco del Benessere, con modalità che non sono chiare e pubbliche, modalità che tra l’altro lasciano quanto meno basiti visto che ad oggi si è scoperto che Terme di Agnano paga i costi di energia elettrica e di acqua salvo poi farsi ripagare dal suddetto privato, che ad oggi non ha pagato ancora un euro da circa 8 mesi. Un ultimo particolare non trascurabile che ad oggi sono chiuse e abbandonate strutture come un albergo di 64 camere e una Società per azioni, distrutta completamente dalla gestione privata a cui era stata affidata la struttura, perchè a loro dire dovevano ricostruirla e renderla ancor più unica.  E non finisce qui.  Anche un’area di  parcheggio è stata  affidata ad una società privata. Non poteva anche questa parte essere lasciata in gestione alle Terme di Agnano,  cosi oltre a incassare i proventi del parcheggio, si sarebbero cosi impiegate altre risorse umane? Invece,  l’amministrazione di Palazzo San Giacomo continua a tacere ed è pronta ad avallare altri verbali di conciliazione- capestro che cancelleranno i diritti acquisiti dai lavoratori. In merito alla vertenza, puntuali e significative le dichiarazioni di Giuliana Quattromini, nota giuslavorista napoletana:“Spesso,  abbiamo  verificato  che gruppi di associazioni, consulenti senza scrupoli e  organizzazioni sindacali depositano centinaia di conciliazioni, conciliando persino su diritti indisponibili, per esempio sui contributi – afferma Quattromini –  Vanno fatti controlli serrati sulle conciliazioni e su chi le fa.  Ma la denuncia politica non basta, se i lavoratori non crescono in coscienza e cultura e restano succubi in una sudditanza psicologica di faccendieri di ogni risma”.

                                                                                                                       Ciro Crescentini

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