Scontro De Luca-Fortunato, la Regione chiede i danni al suo difensore civico

Palazzo Santa Lucia ricorre al Tar per l’annullamento di tre note dell’ombudsman, nell’ambito della vertenza navigator. E pretende anche 25.000 euro di risarcimento. La replica: “Mi difenderò in tutte le sedi”

Un cortocircuito legale senza precedenti, esploso nella guerra a carte bollate tra il governatore Vincenzo De Luca e l’ombudsman Giuseppe Fortunato. La Regione Campania ricorre contro il suo stesso difensore civico, e gli chiede anche un risarcimento danni da 25.000 euro. Un conflitto passato per la vertenza navigator, e per il commissariamento del comune di Sassano, per l’assenza di un regolamento sulla partecipazione popolare. L’ultimo capitolo è l’atto notificato l’11 novembre al difensore civico regionale. Un atto, su mandato di De Luca, firmato dagli avvocati Giuseppe Testa e Massimo Consoli dell’ufficio legale della Regione. Legali, in teoria, che dovrebbero difendere anche gli atti del difensore civico. Basta questo per immaginare l’intrico normativo in cui è avviluppato lo scontro. La Regione comunica a Fortunato il proprio ricorso al Tar Campania, col quale si chiede l’annullamento di tre note inviate a De Luca, nell’ambito della vicenda navigator. L’ultima di queste è l’invito all’esame congiunto del 12 novembre, attivato dal ricorso di alcuni dei vincitori della selezione Anpal. Quel giorno De Luca non si è ovviamente presentato nell’ufficio del difensore civico. Ma per il nodo navigator, la Regione ritiene i rilievi “formalmente e sostanzialmente superati dall’intervenuto accordo, sottoscritto in data 17.10.2019, tra il Presidente della Regione Campania e l’Anpal”. Ancora in piedi, invece, è il braccio di ferro tra Palazzo Santa Lucia e difensore civico, organismo indipendente a tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini. Reputandosi lesa nelle sue prerogative, la Regione vuole regolare i conti con Fortunato, nominato difensore civico dopo una battaglia giudiziaria di 6 anni. “La condotta del Difensore Civico regionale della Campania (…) – si legge nella notifica – è – in disparte alla offensività del linguaggio tenuto e alla conseguente violazione delle regole di correttezza istituzionale – gravemente lesiva delle attribuzioni del Presidente e della Giunta della Regione Campania e, quindi, dell’esclusiva sfera di autonomia e autodeterminazione istituzionale della Regione, anche costituzionalmente garantita”.

Al difensore civico, tanto per dire, si imputa il sollecito a stipulare la Convenzione con l’Anpal. Ma anche la richiesta a cancellare, dal fascicolo del procedimento, la parola “cd” (cosiddetti, ndr) dinanzi al nome Navigator, presente in una nota firmata dal governatore. Questo perché il termine era considerato denigratorio dal difensore civico. Ma secondo la Regione, tutto questo Fortunato non poteva farlo. “Con gli atti in questione – scrive l’ufficio legale – il difensore civico pretende, infatti, di ingerirsi e di assumere decisioni in sostituzione di quelle assunte dal Presidente e dalla Giunta regionale della Campania ovvero di emendare atti da tali organi posti in essere, ovvero ancora di ‘affiancare’ detti organi nell’esercizio di funzioni e di poteri di indirizzo politico-amministrativo in materia di tutela del lavoro che l’ordinamento attribuisce alla loro esclusiva sfera di autonomia e competenza”. Ma non basta. Palazzo Santa Lucia, ora, vuole pure i danni. La condotta del difensore civico avrebbe “causato disfunzioni e spreco di energie burocratiche”, e il “discredito dell’Ente e della sua immagine, conseguenziale all’usurpazione di poteri e funzioni”. A Fortunato si rimprovera perfino la “irrisione” delle potestà di De Luca. Quale esempio si cita l’espressione “vagabondare nelle argomentazioni”, utilizzata per replicare alla diffida del governatore, a sua volta una risposta alla diffida del difensore civico. Fortunato si dichiara pronto a difendere il suo ruolo in tutte le sedi, obiettando l’impossibilità di impugnare le sue note, in quanto “atti endoprocedimentali”. Si parla cioè, di atti interni al procedimento, solo strumentali al provvedimento finale. Precisa, inoltre, di non aver “mai chiesto alla Regione di assumere i navigator”. Un compito esclusivo dell’Anpal. L’appunto muove da un passaggio in cui gli contestano di non riferirsi, “in nessuna delle sue note”, alla “norma di legge che obbligherebbe il Presidente della Regione a sottoscrivere contratti con i navigator”. Ma in questa sfida anche i dettagli sono decisivi.

Gianmaria Roberti

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