Napoli, la Cgil propone la carta d’identità dei fabbricati per garantire sicurezza e lavoro

Il crollo della palazzina di Torre Annunziata, il terremoto di Ischia hanno riportato al centro dell’attenzione il fascicolo di fabbricato che dovrebbe contenere la carta di identità di ogni immobile. Si tratta, in sostanza, di un documento che consente di conoscere lo stato di manutenzione degli edifici attraverso tutta la loro vita, andando così a individuare i casi nei quali è necessario intervenire con la messa in sicurezza totale o parziale delle strutture e degli impianti.

In favore dell’importantissimo strumento è sceso in campo il sindacato, la Fillea Cgil nazionale, l’organizzazione sindacale dei lavoratori edili e la Cgil di Napoli con un convegno organizzato presso l’Università Federico II.  Illustrata una proposta condivisa con alcune associazioni professionali come Federperiti Industriali aderente a Confedertecnica, Ana e Cia Archeologi, Geomobilitati – Federazione nazionale geometri/geometri laureati e In/Arch Istituto nazionale di architettura.

La proposta è stata esposta dalla segretaria nazionale del sindacato Ermira Behri, che ha aperto il convegno.

“Il Fascicolo Unico di Fabbricato può essere uno strumento importante per avviare un processo di riqualificazione generale del patrimonio immobiliare esistente in Italia e per la diffusione di una nuova cultura dell’abitare” –  ha detto Ermira Behri.  Il fascicolo del fabbricato, una volta a regime, dovrà contenere, secondo la Fillea, la condizione sismica e strutturale dell’edificio e dell’unità abitativa, secondo una classificazione omogenea a livello nazionale, la classe energetica ovvero impianti e consumi e la classe dell’esposizione al rumore. La Fillea ha chiesto che le certificazioni sismiche partano da verifiche concrete e tecniche dell’edificio, attraverso l’impiego di professionisti qualificati con competenze specifiche.

L’organizzazione sindacale dei lavoratori delle costruzioni suggerisce, tra le innovazioni che potranno velocizzare il processo, la completa digitalizzazione degli archivi dei catasti, da mettere a disposizione dei professionisti abilitati e la condivisione in rete delle certificazioni energetiche già diffuse. “In questo modo – ha spiegato Behri – sarà più semplice definire la versione elettronica del fascicolo che potrà rendere accessibile a tutti gli attori del processo la consultazione”.

Le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei professionisti propongono di dividere il fascicolo in una parte generale (se l’unità abitativa fa parte di un condominio o strutture con più di 4 unità abitative) e una parte specifica (per la singola unità) e di differenziare il documento tra edifici storici e edifici moderni, richiedendo classificazioni, attestazioni e analisi a professionisti diversi (ad esempio utilizzando gli archeologi per gli edifici ricadenti in contesti di particolare pregio). Il fascicolo, inoltre, dovrà prevedere costi contenuti o nulli per i cittadini, al netto di adeguati oneri per professionisti e per l’archiviazione amministrativa. Le eventuali spese per la certificazione sismica potrebbero essere agevolate fiscalmente, equiparandole a tutte le altre spese fiscalmente agevolate.

Tra le proposte di medio periodo il sindacato e i professionisti puntano anche a introdurre, con gradualità, l’obbligatorietà delle manutenzioni programmate (una sorta di “revisione obbligatoria” come per i veicoli a motore). Suggeriscono, inoltre, di prevedere un adeguamento ordinario ogni 20 anni, come accade in diversi Paesi Europei. In questo modo ogni intervento significativo sullo status energetico, sismico o del rumore, potrà prevedere un aggiornamento del fascicolo di fabbricato”.

“Le proposte presentate oggi a Napoli dalla Fillea nazionale in materia di istituzione del Fascicolo Unico di Fabbricato rivestono grande importanza nella definizione di una vera e sistematica azione di prevenzione. Il fatto che tali proposte siano state presentate a Napoli, nel corso di una iniziativa promossa insieme alla Camera del lavoro metropolitana, attesta che esistono e vanno definite priorità di intervento. Fra queste, Napoli e la sua area metropolitana sono una priorità nella priorità”. Lo ha detto il segretario generale della Camera del lavoro metropolitana di Napoli, Walter Schiavella, intervenendo all’iniziativa.

“Oltre l’80% degli edifici – ha ricordato Schiavella – ha più di 40 anni di età e circa il 90% dei Comuni è in zona a rischio sismico. Le emergenze e le tragedie di queste ultime settimane sono la punta di un iceberg ben più grande su cui si deve e si può intervenire. Si deve intervenire perché la sicurezza del patrimonio edilizio è parte fondamentale di qualsiasi progetto di rigenerazione urbana e di valorizzazione del patrimonio della città. Si può intervenire perché, seppur ancora in assenza di un quadro legislativo sufficiente a livello nazionale e regionale, esistono risorse per avviare un progetto organico se ci sono le volontà”.

“Il sisma-bonus e l’eco-bonus – secondo Schiavella – debbono avere una più ampia fruibilità, attraverso una semplice cessione di credito, ma soprattutto integrandone l’intervento con le risorse previste su questi temi dal Patto per Napoli (20 milioni) e dei residui del progetto Sirena (30 milioni)”.

“La costituzione di un nuovo veicolo pubblico, aperto alle partnership private, una sorta di Sirena 4.0 – ha concluso Schiavella – deve essere lo strumento per l’avvio di un concreto piano di azione metropolitano per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio a partire da quello pubblico, offrendo contestualmente una utile opportunità per la creazione di occupazione e per la crescita qualitativa e innovativa dell’intera filiera delle costruzioni”.

La proposta della Cgil è interessantissima, potrebbe essere garantita la messa in sicurezza degli edifici e nello stesso tempo favorire l’assunzione di migliaia di disoccupati considerato che l’organizzazione del lavoro per il recupero, il restauro e la ristrutturazione degli edifici prevede maggiore concentrazione di manodopera e minore utilizzo di macchinari.

Una proposta che trova tantissimi ostacoli.  I governi nazionali non hanno voluto mettere la faccia sull’obbligo del fascicolo: anzi, nel 2014, il governo Renzi ha impugnato con successo davanti alla Consulta la legge regionale della Puglia che lo imponeva.

In compenso Casa Italia, ha recepito la richiesta di avviare almeno un’analisi speditiva, una forma di fascicolo del fabbricato semplificato, che con costi ridotti consenta di conoscere la pericolosità del fabbricato e programmare gli interventi a partire da dove c’è maggior rischio. Riguarderà però solo 550 mila edifici costruiti in muratura portante o in calcestruzzo armato prima del 1980.

Quanto alla mappatura del territorio, insieme all’Istat è stato messo a punto un sito con la “mappa del rischio dei comuni italiani”, che però attualmente non dà informazioni sui singoli edifici. Quanto ai “cantieri sperimentali” di Casa Italia, che saranno avviati a Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora e Sulmona, per tutti e 10 sono stati stanziati 25 milioni totali.

                                                                                                                           Ciro Crescentini

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