Campania, la morte di Simon Gautier e i ritardi della politica

Rabbia e polemiche per la fine del giovane escursionista francese. Gli amici accusano l’Italia per la tempistica dei soccorsi. E nuovi attacchi arrivano dagli esperti della rete di emergenza: “Manca la geolocalizzazione, il ragazzo poteva salvarsi”

La polemica si somma al cordoglio, per la morte dell’escursionista francese Simon Gautier, trovato morto nel Cilento. Attacchi ingenerosi verso la mobilitazione per le ricerche, che hanno visto in campo decine di volontari, oltre a vigili del fuoco, speleologi e forze dell’ordine. Ma le critiche, in queste ore, toccano un nervo scoperto: l’assenza di un sistema di geolocalizzazione. Sui soccorsi è aperto un fascicolo della procura di Lagonegro.

 

GlI AMICI: ACCUSE ALL’ITALIA

Il dolore degli amici del giovane, arrivati sul posto, arma le accuse. “In Francia sicuramente si sarebbe operato meglio” dichiarano alcuni all’Ansa.

“Sono stati compiuti errori fin dall’inizio – sostengono – da quando è partita la macchina dei soccorsi. Si poteva e si doveva fare di più e, soprattutto, quello che è stato fatto negli ultimi giorni bisognava farlo fin dal 9 agosto”.

 

NIENTE GEOLOCALIZZAZIONE 

A rinfocolare le polemiche, le parole della dottoressa di turno al servizio 118 emergenza urgenza, raccolte dall’Adnkronos. “Per le chiamate alla centrale operativa del 118 – afferma il medico -risponde la sede di Potenza. Quella telefonata effettuata da Simon Gautier venerdì 9 agosto per chiedere aiuto è stata sicuramente smistata alla nostra centrale, perché unica, dai Carabinieri di Lagonegro, ma è impossibile geolocalizzarla, è possibile visionare solo il numero di telefono del chiamante”. Frasi che aprono uno squarcio sulla realtà, con cui tanti operatori si confrontano ogni giorno.  “Le telefonate che arrivano – spiega la dottoressa- le prendono in carico gli infermieri di centrale, nella nostra postazione c’è anche un medico di centrale per affiancare le operazioni. Nel caso dell’escursionista la chiamata è stata deviata dai Carabinieri, ma ci viene fornito comunque il numero di telefono di chi richiede aiuto”. Ad attivare le ricerche è stata la prefettura di Potenza. Ma – in assenza di geolocalizzazione- era di ben 143 km il raggio della cellula agganciata dopo l’sos di Simon Gautier.

 

UN NODO ANTICO MA SOTTOVALUTATO 

A completare il quadro ci sono le considerazioni dell’avvocato Gennaro Esposito, ex consigliere comunale di Napoli. “Il 2 novembre 2014 – scrive in un post – organizzai un convegno sulla rete di emergenza urgenza nella sanità campana, fu chiaro che il primo problema che i medici del 118 ci vennero a dire era la mancanza della geolocalizzazione del numero telefonico, ebbene se i politici avessero fatto il loro dovere oggi Simon sarebbe vivo! In Italia si muore di politica anzi di mancanza di Politica”. Altre frasi dure, sui ritardi tecnologici della rete di emergenza. In quella tavola rotonda, presso il consiglio comunale, i medici espressero a chiare lettere il problema. “È curioso, infatti – riporta Esposito nel resoconto dell’epoca – sapere che spessissimo si perdono minuti preziosi perché chi telefona non  sa neppure dove si trova ed allora è capace che chi chiama da San Giorgio dicendo che è al Corso Vittorio Emanuale pensi di essere al corso Vittorio Emanuele di Napoli e che tale difficoltà potrebbe essere banalmente superata con la cd. geolocalizzazione del numero chiamante, come accade in ogni altro paese civile del mondo ma, ovviamente, la politica si occupa di posti di strategie, di chi farà il governatore, il sindaco o l’assessore, senza neppure pensare minimamente che per ricoprire questi ruoli occorrono capacità di ascolto, studio, sensibilità e sopratutto spirito di servizio!”. Accuse che oggi risuonano più forte.

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