Truffe ad anziani, carabinieri smantellano organizzazione napoletana

Nel corso dell`operazione odierna, che ha visto l`impiego di oltre 100 militari dei Comandi Provinciali di Siena, Napoli, Milano, Brescia, Rimini e Pistoia, sono stati eseguiti a Napoli e Milano provvedimenti cautelari, emessi dal Gip del Tribunale del capoluogo senese. Perquisizioni sono state effettuate anche a Brescia, Rimini e Pistoia nei confronti di ulteriori indagati.

I Carabinieri di Siena, nell`ambito di un`indagine avviata nell`agosto dello scorso anno, sono riusciti a disarticolare un sodalizio criminale con base in Napoli, dedito principalmente a truffe ad anziani residenti nell`area Nord e Centro Italia. La banda era dedita anche a truffe ad attività commerciali, alle quali offrivano la vendita di pepite e lingotti d`oro, sostanzialmente falsi. La prima piccola pepita esibita al “Compro oro” o al commerciante di preziosi risultava essere buona ma, una volta concordato il prezzo per la fornitura, venivano recapitate partite di oggetti solo rivestiti d`oro, con una consistente quota interna in ferro o acciaio. Episodi avvenuti anche all`estero, in Marocco e Tunisia. Nel corso dell`operazione odierna, che ha visto l`impiego di oltre 100 militari dei Comandi Provinciali di Siena, Napoli, Milano, Brescia, Rimini e Pistoia, sono stati eseguiti a Napoli e Milano provvedimenti cautelari, emessi dal GIP del Tribunale del capoluogo senese. Perquisizioni sono state effettuate anche a Brescia, Rimini e Pistoia nei confronti di ulteriori indagati. I reati contestati dalla Procura della Repubblica di Siena che ha coordinato l`intera attività investigativa, vanno dall`associazione per delinquere finalizzata alla truffa o all`estorsione, alla truffa aggravata, al favoreggiamento personale o reale e alla ricettazione con riferimento ai singoli episodi. Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo di Siena, scaturiscono da alcuni episodi di raggiro avvenuti nel capoluogo senese nell`estate dello scorso anno. I
militari operanti, sulla base dei pochi elementi raccolti nell`immediatezza del fatto, focalizzavano la loro attenzione su numerose schede telefoniche risultate utilizzate nei singoli episodi di truffa e intestate a cittadini pakistani.
Tale schede costituivano parte del “modus operandi” della Banda e venivano utilizzate per la sola specifica esigenza. Sono stati compiutamente ricostruiti oltre 50 episodi di truffa avvenuti a Siena, Perugia, Milano, Treviso, Gallarate, Domodossola, Bologna, Perugia, Torino, Treviso, Padova, Milano, Napoli, Tivoli (RM), Lugo di Romagna (RA). La refurtiva parzialmente recuperata, costituita da gioielli e denaro, ammonta a circa 200 mila euro. In 8 casi, i Carabinieri di Siena hanno fornito indicazioni preventiva ai colleghi per fermare gli autori del reato, tratti in arresto in flagranza o semi flagranza di reato, ricavando riscontri materiali sulle identità degli appartenenti al sodalizio e recuperando la refurtiva. E` stato individuato anche un importante canale di ricettazione in un appartamento di Milano, zona Crescenzago. Ricostruite le procedure e i metodi utilizzati per organizzare i colpi: dalla “Centrale chiamante” di Napoli operavano i promotori ed organizzatori del gruppo criminale che si avvaleva di adepti destinati a recarsi nell`area scelta per i colpi programmati, ove muoversi per il corso di una mattinata o di un pomeriggio alla ricerca di anziani da ingannare. Quando gli abili telefonisti operanti da Napoli con schede telefoniche dalla vita brevissima, riuscivano a ingaggiare una vittima con la solita storia del falso incidente stradale, la truffa cominciava a prendere forma. Gli imbonitori, spacciandosi per Carabinieri o Avvocati, raccontavano che un prossimo congiunto dell`anziana donna era incorso in un grave sinistro, che magari aveva ucciso una persona, rischiando di andare in carcere e che occorreva provvedere a pagare un primo risarcimento dei danni per evitare il carcere. Ottenuta la disponibilità delle vittime, i malfattori inviavano il “trasfertista”, spacciato per avvocato, presso i domicili degli anziani ove recuperava denaro, gioielli e qualunque valore la poveretta tenesse in casa. Le vittime erano prevalentemente donne. Il raggiro si arricchiva talvolta di un ulteriore elemento: il telefonista suggeriva alla vittima di chiamare il 112 per avere contezza dei fatti e fingeva di interrompere la conversazione. Alla chiamata successiva dell`anziana donna al numero di emergenza indicato, rispondeva lo stesso interlocutore iniziale o un suo complice, confermando le false storie precedentemente narrate e confermando così nella persona ingannata la convinzione di dover pagare quell`avvocato, che sarebbe passato a ritirare il denaro o i valori destinati al presunto risarcimento, pur parziale, dei gravi danni cagionati dal congiunto della vittima. I telefonisti erano così abili da riuscire a farsi dire il nome del figlio dall`anziana madre ed utilizzarlo per impressionarla maggiormente, ripetendolo con frequenza. Al trasfertista veniva pagato il viaggio di andata e ritorno da Napoli con treno e, raggiunta la meta, anche il taxi solo per l`andata. Questi in genere, una volta raccolto un consistente bottino, rientrava a Napoli o raggiungeva Milano per piazzare il maltolto a ricettatori, oppure consegnare la refurtiva agli stessi organizzatori del traffico. Ai trasfertisti veniva riconosciuta una quota minore del bottino, in relazione all`opera svolta e al rischio corso. L`atteggiamento dei capi era particolarmente severo, gli ordini non ammettevano deroghe o contestazioni, pena l`immediato licenziamento. I corrieri si dimostravano particolarmente remissivi e sottomessi nei confronti di chi procurava loro un lavoro, sia pur illecito. Un`ultima annotazione: la banda osservava il criterio della settimana corta. Sabato e domenica non si lavorava.

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest