Sardegna, la lotta dei pastori contro Confindustria

Il latte a 0,60 euro al litro è un’offesa alla dignità

La lotta del  Movimento dei  pastori, dagli allevatori sardi  si sta estendendo in tutta l’isola. Migliaia di litri di latte di pecora sono stati gettati per strada, sull’asfalto. Una lotta contro gli industriali-trasformatori che mirano solo ad accumulare profitti producendo disoccupazione, miseria. I pastori non sono più disponibili ad accettare i ricatti delle industrie di trasformazione, che pagano ormai pochi “spiccioli”. “Il latte a 0,60 euro al litro è un’offesa alla dignità dei pastori, preferisco buttarlo” dice un giovane allevatore, è un prezzo che non copre neanche le spese”.

I pastori e le organizzazioni agricole chiedono un intervento immediato delle istituzioni regionali e nazionali: non vogliono più lavorare a queste condizioni, chiedono che il prezzo del latte venga portato a non meno di 70 centesimi al litro (1 euro è considerato dagli allevatori un prezzo equo): il prezzo è calato dagli 85 centesimi al litro della scorsa stagione ai 60 di quella attuale. Le industrie di trasformazione tramite la Confindustria hanno detto no, non si è giunti ad alcun accordo al tavolo tecnico che ha riunito a Cagliari tutti gli attori della filiera. In Sardegna operano 17 mila aziende pastorali e  vivono quasi 4 milioni di ovini, la metà dell’intero patrimonio nazionale. La metà del latte ovino prodotto in Italia viene dalla Sardegna, e viene in gran parte lavorato dalle cooperative dei pastori.  La Sardegna produce anche la maggior parte del pecorino romano. Il latte che costa ai pastori tra i 90 centesimi e un euro al litro viene pagato dai “trasformatori” ai pastori 60 centesimi, nettamente al di sotto dei costi di produzione. In questi numeri,  la cifra del dramma che stanno vivendo i pastori sardi  e che sta portando a forme di lotta estreme per la mancanza di interlocutori credibili e capaci di dare una svolta alla decennale vertenza . Tutta colpa di una  iniqua corresponsione del prezzo  che altro non è che la volontà dei trasformatori,  i grandi industriali caseari, di scaricare la crisi causata dalla sovrapproduzione del pecorino romano dop sui pastori. Serve una soluzione stabile e duratura, non un accordicchio pre elettorale che rinvia tutto.

E’ necessaria  una vera e propria contrattazione collettiva che metta al riparo i pastori da angherie e prepotenze ma che gestisca in modo serio e rigoroso la produzione.  Nelle strade non c’è il Movimento Pastori Sardi ma tutti i pastori uniti della Sardegna che non rispondono a questa o a quella sigla, a questo o a quel partito, con un unico grande obiettivo: ridare dignità al loro lavoro, ritornare ad essere padroni del loro prodotto.  il Movimento Pastori Sardi ha convocato i comitati zonali per fare il punto su quanto sta accadendo. “Le scellerate politiche che abbiamo sempre combattuto, portate avanti dai trasformatori, dai commercianti di carne e dalla burocrazia che non ci ha mai tutelato e ha distrutto le nostre sicurezze – spiegano gli esponenti del movimento”.  La protesta   è sintomo di una rabbia che sa di disperazione: “Oggi, questa guerra la facciamo con l’unica certezza che ci rimane: il nostro latte”. “Non ci saranno sconti per nessuno, pretendiamo la serenità delle nostre campagne e per questo, anche con dolore, lasciamo a casa gli scrupoli e continuiamo a perseguire un sogno che ha sapore di dignità e libertà”.

Movimento 5 stelle: “Protesta giusta e  sacrosanta” Quanto stanno subendo gli allevatori e produttori sardi non può e non deve passare sotto traccia. Il pagamento sottocosto del latte, dovrebbe essere considerato una ‘pratica sleale’, così come approvato pochi mesi fa a Strasburgo dal Parlamento Europeo. Un’ulteriore ragione per la quale l’Europa non può e non deve chiudere gli occhi. La Commissione Europea deve essere a conoscenza del grado di disperazione che c’è in Sardegna e intervenire con le autorità competenti”. A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che chiede alla Commissione Europea a dare risposte circa il crollo del prezzo del latte ovino in Sardegna e le relative mobilitazioni.  “La protesta – spiega Corrao – è la sacrosanta manifestazione di una rabbia che prima o poi doveva esplodere. Il comparto è in ginocchio da troppo tempo dato che il prezzo del latte è insufficiente e inferiore al costo di produzione dello stesso. La stessa Coldiretti Sardegna ha dichiarato lo stato di mobilitazione per ribadire la necessità di un accordo con il settore della trasformazione non solo sulla formazione del prezzo del latte, ma anche per l’individuazione di un prezzo minimo d’acquisto per garantire la giusta remunerazione al produttore. I produttori di latte sardi comunicano che con questa remunerazione attuale saranno costretti a chiudere gli ovili. Per questa ragione stanno chiedendo alle istituzioni un segnale forte e regole chiare”. A questo punto – sottolinea Corrao – ho chiesto alla Commissione Europea intanto se è a conoscenza dello stato di agitazione dei pastori sardi e quali misure immediate e a lungo termine intende prendere per allentare la pressione sui produttori del settore lattiero-caseario sardi. C’è inoltre una questione che riguarda la trasparenza che non può essere secondaria. A tale proposito, chiediamo inoltre quali sono i dati in possesso della Commissione forniti dall’osservatorio europeo del latte proprio sulla Sardegna. Ai produttori sardi – conclude Corrao – giunga la mia massima solidarietà e la garanzia di fare il possibile per cambiare le cose”

 

 

 

 

 

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