Sardegna, i pastori non accettano l’elemosina dagli industriali

I titolari dei caseifici continuano a scaricare sui lavoratori gli effetti  della sovrapproduzione proprio così come i proprietari delle fabbriche scaricano sui salari la crisi dei mercati.

65 centesimi al litro: è la proposta per il prezzo del latte avanzata dagli industriali al tavolo convocato ieri sera in viale Trento, nel palazzo della Regione. Appena 5 centesimi sopra la somma che ha portato le campagne della Sardegna alla ribellione. La proposta ha mandato su tutte le furie i pastori. Gli industriali continuano a mantenere posizioni di chiusura, intendono pagare meno il latte per salvaguardare solo i loro interessi, i loro profitti. Una bella faccia tosta. Gli industriali hanno offerto 5 centesimi, un’elemosina ben sapendo che i pastori ne spendono tra i 70 e gli 80 centesimi per produrre un litro di latte. Una proposta che ha alimentato ulteriormente il clima di tensione

Alla riunione non era presente il Movimento Pastori Sardi (che ha aperto il dialogo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte). “I pastori hanno aspettato con pazienza all’esterno. La delegazione che non rappresentava nessun movimento è uscita scortata da una porta secondaria. Ma una delegazione di pastori non esce a dare risposte ai pastori? – evidenzia in una nota il Movimento -Sono stati fermati dai pastori per sapere come era andata la trattativa: un flop. Ma se una trattativa non raggiunge l’obiettivo si occupa il Palazzo finché non raggiunge l’obbiettivo e l’obiettivo è 1 euro più Iva. La lotta continua”. Dunque, i titolari dei caseifici continuano a scaricare sui lavoratori gli effetti  della loro sovrapproduzione proprio così come i proprietari delle fabbriche scaricano sui salari la crisi dei mercati. La solita decisione presa dagli  industriali per salvaguardare i loro profitti a discapito di chi lavora. La lotta del movimento dei pastori, composto da tantissimi giovani è determinata, ben organizzata contro i ricatti e in difesa di una grande tradizione lavorativa.

Un litro di latte viene venduto nei supermercati a 2 euro al litro ma viene pagato ai produttori appena 60 centesimi. Mi chiedo quale differenza ci sia tra strangolare un pastore legalmente e costringere un imprenditore a pagare il pizzo alla mafia”. E’ quanto dice il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, in occasione della presentazione del VI Rapporto sulle Agromafie 2018, redatto in collaborazione con Coldiretti e con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. “Senza dimenticare – aggiunge – che nello stesso tempo tali difficoltà incoraggiano e facilitano l’ingresso e il rilevamento di aziende e marchi da parte di ‘operatori’ con forti disponibilità finanziarie ma, per usare un eufemismo, di scarso appeal etico”. “Quello che sta accadendo in Sardegna in queste settimane – sottolinea Fara – è la cartina di tornasole di una situazione che rischia di provocare esiti incontrollabili. Siamo di fronte ad una evidente condizione di sfruttamento e a giuste reazioni che mettono a rischio la tenuta stessa dell’ordine pubblico”.

Coop riconosce 1 euro al litro – Coop, leader della grande distribuzione in Italia con una rete di oltre 1100 punti vendita, interviene concretamente in merito alla crisi del settore lattiero-caseario sardo a fianco dei produttori di latte. E lo fa con un impegno immediato e tangibile riconoscendo ai fornitori del prodotto Coop un valore all’acquisto del pecorino in grado di assicurare agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro. Si tratta di un’iniziativa straordinaria di Coop che verrà sostenuta per un periodo utile a superare la crisi di mercato in corso e che interesserà i fornitori e gli allevatori coinvolti nella produzione dei pecorini Coop, compreso il pecorino romano (le linee Coop e Fior Fiore presenti sugli scaffali). Coop sostiene da sempre il giusto prezzo dei prodotti, in grado di garantire i consumatori e permettere un’adeguata retribuzione dei produttori. Non è la prima volta che Coop interviene per riconoscere una migliore remunerazione agli agricoltori anche in fasi di eccesso dell’offerta e di crollo dei prezzi, come già è successo in anni passati per le filiere del latte bovino o del pomodoro di Pachino. La crisi attuale del pecorino romano e del latte di pecora è determinata da diversi fattori che vanno aggrediti in modo strutturale. E’ importante una migliore programmazione delle attività produttive che eviti gli eccessi di offerta attuali; fondamentale è avviare e sostenere i processi di aggregazione e di accorciamento della filiera che possano aiutare la competitività dei prodotti derivati dal latte di pecora. Parallelamente come Coop siamo disponibili e auspichiamo, come avviene in altri paesi del Nord Europa, accordi di filiera che fissino il prezzo del latte in modo stabile ed equo per tutto l’anno.

                                                                                                                           Ciro Crescentini

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