Polizia, salvato il concorso dei sospetti: “Solo anomalie”

La procedura per 1400 vice ispettori, Il ministro Minniti: “Non sarà annullata nonostante il numero rilevante di ricorsi”. Tra gli elaborati degli idonei gaffes, strafalcioni ed errori che stravolgono la logica delle norme di diritto penale

Solo anomalie, non vizi sistemici. Così il ministro degl Interni, Marco Minniti, nel question time alla Camera liquida il concorso dei veleni e dei sospetti, quello per 1.400 vice ispettori della polizia di Stato. “La scelta dell’amministrazione” è di “non procedere ad attività in via di autotutela, quali l’annullamento delle prove scritte e dell’intera procedura concorsuale”. Minniti annuncia che non sarà toccato il concorso travolto da una valanga di ricorsi, e ormai concluso. Ma ammette che il numero dei reclami è “stato rilevante” e “di gran lunga superiore a quello fisiologico”:  253 ricorsi al Tar per il Lazio e 19 ricorsi straordinari al presidente della Repubblica (tutti respinti), con 147 richieste di sospensiva rigettata. Solo in un caso, è stato accolto il ricorso di un candidato il cui elaborato era stato ritenuto non originale. Centinaia di candidati esclusi sostengono che tra gli elaborati degli idonei ci siano troppe strane coincidenze, miste ad incredibili errori grammaticali. Gaffes, strafalcioni ed errori che stravolgono la logica delle norme di diritto penale.  E una perizia di parte del professor Alessandro Polli, docente di statistica economica alla Sapienza di Roma, rileva “l’impossibilità statistica della distribuzione dei voti”. Dei 12.884 i candidati, 7mila furono ammessi alle prove scritte, 2.128 agli orali, e 1.400 i vincitori, tra cui 474 idonei non vincitori. Il mese scorso è già iniziato il corso per chi ha tagliato il traguardo finale. In molti sarebbero stati pronti ad adire le vie legali e chiedere i danni, nel caso di annullamento della procedura. Ma il dipartimento di pubblica sicurezza,  a seguito dell’enorme contenzioso, ha attivato una “ricognizione della procedura concorsuale”, da cui è emersa l'”infondatezza delle censure: “Ci sono state solo anomalie, ma non vizi sistemici della procedura”. Restano però le ombre.

Gianmaria Roberti 

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