Numero chiuso all’università, il rilancio di Laccetti

Il docente della Federico II e responsabile regionale per Università Scuola Cultura di Articolo Uno-Mdp: “Abolizione significa, almeno per 5-6 anni, un boom di immatricolazioni; servono migliaia di aule e di laboratori in più; servono migliaia di professori in più; servono migliaia di borse di studio e posti nelle Scuole di Specializzazione post-laurea in più; insomma, altro che costo zero! Finanziamenti ingenti!”

“Il problema della carenza, nei prossimi anni, di decine di migliaia di medici di base, per raggiunti limiti di età di molti di essi, con danni potenziali stimati per 17-19 milioni di cittadini, faceva da tempo ritenere che fosse improcrastinabile una  riflessione sul tema del cosiddetto “numero chiuso a Medicina”. Professori, dirigenti medici ospedalieri e delle associazioni dei medici di base, da molto tempo mettevano in guardia contro questa sicura, gravissima criticità. Uno dei punti chiave di una possibile soluzione ovviamente è formare più medici pronti a lavorare nel SSN. Immettendo più studenti al primo anno di Università, e soprattutto aumentando il numero di posti per le scuole di specializzazioni di base e di urgenza; sconfiggere le lobbies e le mode della medicina “comoda” e “remunerativa” (chirurgia estetica, per dirne solo una), a tutto vantaggio della medicina “faticosa” e poco remunerativa (medicina di base, urgenza, ecc ..)”. Lo afferma Giuliano Laccetti, ordinario alla Federico II e responsabile regionale per Università Scuola Cultura di Articolo Uno-Mdp.

“Un annuncio di 4 righe in un comunicato della presidenza del consiglio – spiega Laccetti -sembrava prevedere sic et simpliciter una abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina senza nessun’altra informazione. Nel comunicato non si faceva cenno agli ingenti finanziamenti necessari solo per poter mettere a reale funzionamento
questa misura: abolizione del numero chiuso significa, almeno per 5-6 anni, un boom di immatricolazioni; servono migliaia di aule e di laboratori in più; servono migliaia di professori in più; servono migliaia di borse di studio e posti nelle Scuole di Specializzazione post-laurea in più; insomma, altro che costo zero! Finanziamenti ingenti! Intende il governo reperirli? Ma poi, “Medicina” significa “medico” o abbraccia tutte le professioni sanitarie? Ancora, approssimazione e poca chiarezza”.

 

“Si è affrontato/vuole affrontare il discorso numero chiuso – aggiunge – per le altre materie su cui esiste, per legge, per tutti gli Atenei? Si è affrontato/vuole affrontare il discorso “un numero chiuso” locale per varie materie, a discrezione (motivata) dei singoli Atenei?Insomma, che il tutto possa essere improvvisato e buttato lì, in pasto ai media e al grande pubblico, salvo poi fare marcia indietro, non essere in grado di soddisfare le aspettative, o di partorire un topolino pur di mantenere il punto, è più che un sospetto. Per affrontare e risolvere problemi di questa complessità e con tanti addentellati, occorre un dibattito, uno studio, un approfondimento, una idea progettuale, sugli effetti sulla didattica, sugli effetti sulla immissione nel mondo del lavoro, sugli ingenti stanziamenti aggiuntivi di Ffo necessari; e ancora, consultazione di sindacati, di categoria e confederali; organizzazioni degli studenti e dei professori; esperti di andamento del mercato del lavoro in questi settori; Istat …”.

“Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, hanno fatto sapere – osserva il docente – di non essere al corrente di questa ipotesi/proposta; pareri di dirigenti e rappresentanti degli ordini professionali, dei medici ospedalieri, dei Rettori, dei direttori dei Dipartimenti medici degli Atenei, hanno espresso apprezzamenti e al tempo stesso dubbi, perplessità, contrarietà”. “Insomma, l’idea di non limitare l’accesso ai saperi a nessuno – prosegue – è di per sé cosa giusta e corretta e auspicabile. E Articolo uno-Mdp, con la proposta di abolizione/riduzione graduale delle tasse universitarie andava in questa direzione. Ma va coniugata in
maniera responsabile, in maniera soprattutto effettivamente capace di essere attuata per portare realmente benefici e vantaggi. Agli studenti, alle famiglie, ai cittadini, alla società nel suo complesso. Un annuncio di 4 righe non basta ed è, francamente, ridicolo”.

“Infine: il “sospetto”… è diventato realtà: ‘È un obiettivo di medio periodo’, la definitiva dichiarazione di Palazzo Chigi -, ricorda Laccetti – Su molte questioni, almeno fin’ora, la cifra di questo governo sembra essere la superficialità, l’approssimazione, la non conoscenza reale dei problemi, “l’annuncite”, spararla grossa per ottenere attenzione (o distoglierla da altri temi) e poi, alla chetichella, fare retromarcia e rinviare”.

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