Napoli, Eav: il figlio del sindacalista si finge ammalato per giocare a pallone: licenziato e reintegrato dal giudice

E’ il rampollo del segretario regionale della Fillea Cgil, Giovanni Sannino. L’amministratore dell’azienda pubblica Umberto De Gregorio annuncia il ricorso in appello

Finge di essere ammalato di un forte mal di testa, si assenta dal lavoro e se ne va in giro a fare la spesa e giocare a pallone. Viene licenziato in tronco dall’Eav, l’azienda pubblica di trasporto che gestisce le linee della Circumvesuviana e della Cumana, perché venuto meno il rapporto di fiducia e la violazione degli obblighi di correttezza in forza del rapporto di lavoro. L’Eav – come scrive Il Mattino di oggi –  ha fatto una denuncia circostanziata, frutto di osservazioni attente.

I fatti risalenti a Ottobre 2017,  sono evidenziati in maniera chiara dall’azienda. “Il lavoratore aveva comunicato di essere in malattia per il giorno 27 e 28 ottobre 2017. Ciononostante il giorno 27 lasciava l’abitazione per due volte. Alle 15, presumibilmente per andare a fare spese per ritornarvi alle ore 17,35. Dopo pochi minuti, lasciate a casa alcune buste della spesa, si recava in compagnia di altre persone presso un congiunto e ritornava alla sua abitazione alle ore 19”. E ancora: “II giorno 28 ottobre 2017 alle 13.30 usciva da casa con un borsone da calcio. Con l’auto guidata da un’altra persona si recava, dapprima, in località Agnano, dove prelevavano altri due uomini suoi coetanei, anche loro con borsoni da calcio e si portava al “Centro sportivo Vittorio Papa in via Nazionale a Cardito”, dove alle ore 15 partecipava alla partita di calcio della quarta giornata del girone A, del torneo di Prima Categoria della Regione Campania, indossando la maglia numero 10 di una delle squadre impegnate nella competizione sportiva”.

Ma il Tribunale del lavoro lo ha reintegrato condannando l’azienda a pagare le spese e un anno di stipendio arretrato. Il giudice del lavoro ha fatto riferimento al regio decreto del 1931 riguardante le sanzioni disciplinari di tutti i tranvieri che risale all’epoca fascista che sanziona la “simulazione di malattia”  ma  non prevede il licenziamento. Lo stesso giudice del lavoro scrive: “Pur ritenendo la condotta del lavoratore contraria al dovere di diligenza e di buona fede, il licenziamento deve essere considerato illegittimo” in virtù dell’articolo 42 del  regio decreto”. In poche parole, il dipendente Eav è stato colto in flagrante ma non può essere licenziato. Una norma, come scrive Luigi Roano su “Il Mattino” di oggi che anche l’ultimo Governo ha cercato di riformare però il premier Paolo Gentiloni alla fine si è dovuto scontrare con una corporazione ancora molto forte e la riforma è stata affossata.

 

E a beneficiare della “norma fascista” è Andrea Sannino, dipendente dell’Eav, figlio di Giovanni Sannino, ex autista di Antonio Bassolino, attuale segretario generale regionale della Fillea Cgil, la categoria sindacale dei lavoratori edili. Il “tranviere-calciatore” sarebbe stato assistito da un avvocato della Cgil. Paradossi. Giovanni Sannino, fedelissimo dell’ex segretario della Cgil Campania, Michele Gravano è il tipico esponente del  doppio-moralismo della pseudo-sinistra:  sui social media si “caratterizza” ogni giorno scrivendo “post moralizzatori” contro il “sistema”, criticando a destra e a manca.

E non solo. L’ex autista di Bassolino,  il 27 Settembre 2007, sostenuto da Gravano,  licenziò, buttò sul lastrico un dipendente e dirigente della Fillea di Napoli.  Sannino licenziò un padre di famiglia senza giusta causa, utilizzando la formuletta della “scadenza di mandato”. In realtà, il dipendente era stato licenziato dopo un anno e mezzo di isolamento perché coerentemente aveva presentato denunce alla Procura della Repubblica contro  vertici napoletani dell’Ispettorato del Lavoro sollevando una seria questione morale. Pagò per la sua coerenza. Il licenziamento del dipendente, per la cronaca, fu messo in discussione dalla Sezione di Corte di Appello del Tribunale del lavoro di Napoli con sentenza del 14 dicembre 2010. Una sonora sconfitta per Sannino e Gravano.

Dunque,  Sannino ha licenziato in passato senza giusta causa, utilizza tutti i giorni  facebook per “moralizzare”o  attaccare l’amministrazione comunale di Napoli, il governatore della Campania o il governo fascio-grillino” ma si dimentica di diffondere l’etica del lavoro in famiglia e “non snobba i regi decreti di epoca fascista” per sostenere la reintegra al lavoro del figlio-calciatore.

Ritornando alla sentenza relativa al “tranviere-calciatore”, amaro il commento di Umberto De Gregorio, amministratore dell’Eav: “Si può far finta di essere malato, non andare al lavoro e partecipare ad un torneo di calcio. Si può .  Secondo un giudice del lavoro di Napoli si può. O meglio non si può, ma il fatto riconosciuto da tutti e quindi non contestato nel processo – non è di tale gravità da configurare gli estremi per il licenziamento. Perché così stabilisce il regio decreto 148 del 1931. Va applicato l’art.42 di tale decreto di epoca fascista – rileva De Gregorio –  Siamo, sostiene il giudice, in una ipotesi di ‘simulazione della malattia ‘ che configura soltanto la sospensione dal servizio e dalla retribuzione ma non il licenziamento. Conclusioni: il dipendente va rimesso in servizio – pone l’accento ancora De Gregorio – Il rapporto di fiducia? Non importa. I terzi e l’azienda fregati? Non importa. Conta la forma. Questa è l’Italia. Dove la forma conta più della sostanza. Le carte più delle persone. I diritti più dei doveri – evidenzia De Gregorio – Non ho niente contro nessuno. Rispetto le sentenze , ma queste sentenze aiutano a trasmettere il senso del dovere ai lavoratori ed a rispettare i diritti degli utenti e la dignità del datore di lavoro ?–  conclude De Gregorio – Il problema non è il caso specifico. Il singolo lavoratore, magari pentito. Ma che effetto ha una sentenza del genere? Non alimenta un senso di impunità che rende poi vana ogni azione educativa?

L’amministratore dell’Eav annuncia che farà ricorso in appello.

                                                                                                                                     Ciro Crescentini

 

 

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