Mercatone Uno, il ministro del Pd autorizzò la vendita alla società maltese

Lunedì incontro al Ministero dello Sviluppo

L’ex ministro allo sviluppo Carlo Calenda (partito democratico) autorizzò la vendita del Mercatone Uno alla società Shernon Holding, di proprietà di una  finanziaria maltese, la società  dichiarata fallita lo scorso 24 maggio dal Tribunale di Milano. Una vendita azzardata. Una vendita autorizzata senza avere acquisito informazioni adeguate sulla società e gli amministratori. Anche le organizzazioni sindacali dei lavoratori, spesso, avallano casse integrazioni, piani industriali senza informarsi sugli interlocutori aziendali che siedono ai tavoli di negoziato. Eppure, basterebbe fare visura camerale per conoscere le storie di società e amministratori.   La crisi di Mercatone Uno è iniziata nel 2015, quando al Ministero dello Sviluppo c’era Federica Guidi, la vicenda si è poi conclusa  il 18 maggio 2018 quando il ministero era ancora guidato proprio da Carlo Calenda. Fu quel giorno, infatti, che fu autorizzata la cosiddetta “vendita dei compendi aziendali di Mercatone Uno in amministrazione straordinaria”. Gli acquirenti individuati dai commissari straordinari Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari, furono appunto “Shernon Holding e Cosmo”. L’amministratore delegato della prima, Valdero Rigoni, aveva poi promesso un rilancio a tutto campo con interventi milionari. Il 21 maggio erano stati comunicati i dettagli in un incontro al Mise con i rappresentanti dei sindacati: ovvero che la Shernon Holding avrebbe acquisito 55 punti vendita oltre al marchio, alla logistica e alla sede mentre Cosmo, attivo con il marchio Globo, avrebbe acquisito altri 13 punti vendita. Una procedura di vendita che per i tre commissari avrebbe dovuto consentire “la continuità aziendale e la salvaguardia di oltre 2mila posti di lavoro”. L’imprenditore era stato scelto dal ministero: il suo piano industriale, le garanzie e i partner  vagliati e autorizzati dal ministero.  

L’AMMINISTRATORE DELLA SHERNON AVEVA GESTITO UN’ALTRA SOCIETA’ FALLITA

L’amministratore delegato della Shernon, Valdero Rigoni era  già stato amministratore della Ctf Italia Srl,  una società dichiarata fallita da parte del Tribunale di Vicenza nel 2014. Inoltre, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, l’amministrazione straordinaria avrebbe ricevuto 10 milioni dalla Shernon: ma questi 10 milioni sarebbero arrivati dalla cessione da parte della Shernon del magazzino di Mercatone Uno a una società americana (con un guadagno di 8 milioni da parte di quest’ultima) e non da fondi nella disponibilità della stessa Shernon. Inoltre nei mesi di gestione la Shernon avrebbe accumulato 10 milioni di debiti verso l’erario, con 60 milioni di debiti verso fornitori. Non sarebbe stata versata l’Iva, come le ritenute d’acconto sui lavoratori. Insomma, c’è da chiedersi perché Mercatone Uno sia stata ceduta alla Shernon lo scorso anno, se quest’ultima non mostrava le giuste garanzie finanziarie. Rigoni, ex fornitore del gruppo, nell’agosto 2018 aveva rilevato dai commissari dell’amministrazione straordinaria 55 punti vendita e la sede di Imola della storica società fondata nel 1978 da Romano Cenni e fallita nel 2015 con tanto di indagine per bancarotta fraudolenta sugli ex soci storici, impegnandosi a conservare 2.019 posti di lavoro e a versare un totale di 22,5 milioni di cui 9 a rate. Veicolo per l’operazione la srl Shernon holding, creata ad hoc e controllata all’epoca dalla maltese Star Alliance Limited. Nel consiglio di amministrazione c’erano Massimo D’Aiuto, ex ad di Simest, la società pubblica che supporta l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e Michael Thalmann, ad della lussemburghese Aran asset management, socio e amico di Rigoni fin dall’infanzia: sono nati entrambi nel 1960 nel cantone svizzero di Solothurn.

LUNEDI INCONTRO CON DI MAIO

“Da ministro del Lavoro non posso che essere preoccupato per la notizia della chiusura dei punti vendita Mercatone Uno in tutta Italia a causa del fallimento della Shernon Holding Srl. Ma non basta. Non è possibile che 1.800 lavoratrici e lavoratori, oggi, in Italia, si ritrovino senza lavoro dal giorno alla notte e siano costretti a scoprirlo da un passaparola tra colleghi”. Lo scrive su Facebook il vicepremier, Luigi Di Maio. “Anche per questo ho deciso di anticipare a dopodomani, lunedì 27 maggio, il tavolo che servirà prima di tutto a salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti di Mercatone Uno, ma anche a fare chiarezza sulla responsabilità della proprietà nella loro gestione – aggiunge -. Su questo mi aspetto responsabilità e collaborazione da parte di tutti. Do quindi appuntamento a tutti al tavolo ministeriale di lunedì”, conclude.

CiCre

 

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