Curdi, l’ipocrisia dell’Occidente

La Turchia lancia l’offensiva, 15 morti tra i civili

La Turchia lancia l’offensiva contro le milizie curde nel nordest della Siria, soffiando sul fuoco della guerra che dura dal 2011 e riportando sotto i riflettori il dramma della popolazione civile. Poco dopo l’annuncio del premier Recep Tayyip Erdogan sull’inizio dell’operazione contro i curdi, è arrivata la notizia di raid aerei e spari d’artiglieria nella regione siriana vicina al confine turco. Erdogan, nel suo annuncio, ha citato come obiettivi il Partito dei lavoratori del Kurdistan, le Unità di protezione popolare curde siriane. In serata, il ministro della Difesa ha dato il via anche all’offensiva di terra, verso la città di Tal Abyad, controllata dalla milizia delle unità di protezione del popolo (YPG). Il tutto tre giorni dopo l’annuncio del presidente statunitense, Donald Trump, sul ritiro delle truppe americane che servivano di fatto da cuscinetto su quella frontiera. I curdi si sono affidati agli americani, nella speranza che fossero proprio loro ad aiutarli a realizzare il progetto del Rojava, l’ embrione di quello Stato laico e democratico che sognano da sempre. In nome di questo obiettivo i curdi hanno combattuto a fianco delle truppe Usa contro l’ Isis sia in Siria sia in Iraq, sacrificando molte vite e spendendo molti sforzi. Invano, come si vede oggi. L’Unione Europea reagisce con la solita ipocrisia chiedendo ad Ankara “moderazione” e di “fermare le operazioni”, mentre la Nato si è limitata – attirandosi critiche – a domandarle di “agire con moderazione e garantire che le vittorie raggiunte contro l’Isis non siano messe a repentaglio”. L’Olanda ha convocato l’ambasciatore turco, Londra si è detta “seriamente preoccupata” mentre il Consiglio di sicurezza Onu si riunirà in via d’emergenza giovedì. In Italia, il premier Giuseppe Conte si è detto “preoccupato” per “l’iniziativa unilaterale” e la sua ricaduta sulla popolazione. Analoga la posizione del ministro degli Esteri, Luigi di Maio: le “azioni unilaterali rischiano solo di pregiudicare i risultati raggiunti nella lotta contro la minaccia terroristica”. E per la Germania l’offensiva “rischia di far rinascere” l’Isis. Erdogan lega i combattenti curdi oltre confine con i militanti separatisti in Turchia e li bolla tutti come “terroristi”, mentre spera al contempo di rimandare in Siria parte dei 3,6 milioni di profughi di guerra rifugiati nel suo Paese. L’Osservatorio siriano dei diritti umani ha parlato di almeno 15 morti nei primi attacchi turchi, di cui almeno 8 civili. Migliaia i civili in fuga dai bombardamenti vicino al confine, nelle zone di Ras al-Ain e Tal Abyad, e le forze curde hanno dato notizie di varie vittime, sia tra i combattenti delle milizie anti-Isis, sia tra i civili. Resta da vedere che cosa farà, la Siria. Si lascerà scippare una fetta di territorio dalla Turchia oppure sarà pronta a combattere, magari alleandosi ai curdi abbandonati dagli americani?

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