Catturato Cesare Battisti, in Italia dopo 38 anni: riparte il dibattito su Anni di piombo

L’ex terrorista dei Pac preso in Bolivia. Un volo lo riporterà nel suo paese nelle prossime ore: deve scontare 4 ergastoli, ma l’accordo di estradizione potrebbe prevedere un massimo di 30 anni di pena. La soddisfazione del governo. Alcuni intellettuali spiegano perché è nato il “caso mediatico”, in un paese che non ha ancora fatto i conti con gli anni ’70

Catturato in Bolivia Cesare Battisti, ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo, ricercato in Italia da 38 anni e al centro di un caso politico-diplomatico (nel video gli ultimi istanti di libertà). Sarà in Italia nelle prossime ore. Battisti – 4 ergastoli definitivi sulle spalle – è stato preso a Santa Cruz, al centro del paese sudamericano: aveva fatto perdere le sue tracce lo scorso dicembre, dopo l’ultimo ordine di cattura spiccato nei suoi confronti. Ad eseguire l’arresto una squadra speciale dell’Interpol, composta da agenti boliviani, italiani e brasiliani. Nell’operazione coinvolta anche l’Aise, i servizi segreti per l’estero. Al momento dell’arresto, Battisti aveva barba e baffi, non era armato e non ha opposto resistenza. Ha risposto in portoghese e ha mostrato un documento brasiliano che confermava la sua identità. Un aereo del governo italiano è giunto in Bolivia, per espletare le ultime procedure legate all’estradizione. Da quanto trapela, tuttavia, l’accordo di estradizione con il Brasile dovrebbe prevedere un massimo di 30 anni di pena: la legge brasiliana, infatti, non contempla l’ergastolo.

 

In Brasile l’ex terrorista ha scontato circa sette anni di carcere. Inizialmente gli fu concesso lo status di rifugiato, poi revocato. Il 31 dicembre 2010, l’allora presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva annunciò il rifiuto dell’estradizione in Italia e concesse il diritto d’asilo e il visto permanente. Il Tribunale supremo federale brasiliano, su sollecito della nuova presidente del Brasile Dilma Rousseff, nel 2011 negò definitivamente l’estradizione, con la motivazione che avrebbe potuto subire “persecuzioni a causa delle sue idee”. Battisti fu quindi scarcerato, dopo aver scontato la pena per ingresso illegale tramite documenti falsi, e rimase in libertà fino al 12 marzo 2015, giorno in cui venne nuovamente arrestato dalle autorità brasiliane in seguito all’annullamento del permesso di soggiorno, ma viene rilasciato quasi subito. Nell’ottobre 2017 fu di nuovo tratto in arresto al confine con la Bolivia, ma scarcerato poco dopo. Prima di arrivare in Brasile, aveva trascorso la lunghissima latitanza tra Messico e Francia: nel paese transalpino, protetto dalla “Dottrina Mitterand”, iniziò una fortunata carriera da scrittore. La sua cattura riapre il dibattito sugli anni di piombo e il destino degli ex terroristi.

 

LA SODDISFAZIONE DI CONTE E DI MAIO. Il premier Giuseppe Conte annuncia che “Cesare Battisti rientrerà in Italia nelle prossime ore, con un volo in partenza da Santa Cruz e diretto a Roma. Poco fa ho sentito al telefono il Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che ho voluto ringraziare a nome di tutto il governo italiano per l’efficace collaborazione che ha portato alla cattura di Battisti. E allo stesso modo ringrazio le autorità boliviane”. “È un grazie – afferma Conte sui social – con il quale sento di interpretare anche il sentimento delle famiglie delle vittime e di tutti coloro che chiedevano fosse fatta giustizia. Siamo soddisfatti di questo risultato che il nostro Paese sta aspettando da troppi anni. In precedenza il premier aveva ricordato che “le famiglie Santoro, Torregiani, Sabbadin, Campagna potranno finalmente ottenere giustizia. La cattura e l’espulsione di Cesare Battisti sono un risultato atteso da oltre quarant’anni, che dovevamo soprattutto a loro, come pure alle altre vittime delle sue azioni criminali”. Soddisfazione esprime anche il vicepremier Luigi Di Maio: “Dopo 25 anni possiamo finalmente dire: giustizia è fatta! Cesare Battisti è stato arrestato e sconterà la sua pena in Italia. Grazie ad Alfonso Bonafede per il lavoro svolto! Un ringraziamento doveroso va fatto anche alle forze dell’ordine italiane e straniere, all’Interpol e all’Aise per l’impegno profuso.Il primo pensiero va ai familiari delle vittime che, per anni, hanno atteso che venisse fatta giustizia”.

 

TASSINARI: “ECCO PERCHÉ BATTISTI È UN CASO”. Una riflessione sul caso Battisti arriva dallo scrittore e giornalista Ugo Maria Tassinari, militante dell’antagonismo sociale negli anni ’70, oggi uno dei massimi esperti italiani di estremismo nero, impegnato sul fronte della solidarietà ai prigionieri degli anni di piombo. “Negli anni ’70 – spiega – ci sono stati nappisti a Napoli più banditi di strada di Battisti, ma nessuno si è posto il problema. Qual è la cosa per cui c’è una bolla di risentimento? Il fatto è che Battisti è un sottoproletario di Latina, di famiglia contadina, mandata nella palude pontina dalle bonifiche mussoliniane. Lui fa il delinquente, finisce in carcere dove finisce in contatto con Arrigo Cavallina, fondatore dei Pac, della rete militante di Toni Negri. Battisti decide di fare una banda armata, specializzata come i Nap sui sottoproletari e il carcere. I 4 omicidi di Battisti sono il capo delle guardie di Udine, un agente della digos accusato di torture, e due commercianti che ammazzano rapinatori durante una rapina. È chiaro che è un filone assolutamente coerente e organico: una banda armata che a tutti gli effetti fa lotta armata negli anni ’70 in Italia. Negli anni ’90 Battisti diventa una star della letteratura e questa cosa mette in discussione tutto: è difficile mettere in filiera il passato da sottoproletario e la nuova veste, e su queste cose esplode un eccesso. È il più impunito dei latitanti all’estero? No. È quello che ha fatto i delitti più feroci e infami? No. Tra l’altro i francesi fanno con lui la stessa operazione che ha fatto Lotta Continua con Sofri. Dire che Battisti è innocente perché intellettuale è una stronzata. E Battisti, inoltre, da 10 anni ha rotto con l’estrema sinistra, da quando è stato adottato dagli intellettuali francesi”.

Tassinari rievoca: “In Italia alla fine degli anni ’70 c’era un terrorismo rosso molto aggressivo, arrivato a fare, con la Raf tedesca, una delle due operazioni più alte di terrorismo in Europea, fuori dal contesto di Eta e Ira. Hanno creato una profonda destabilizzazione per alcuni anni, e Battisti è stato parte di questo. Raccontare invece che era un antifascista che combatteva i fascisti era una cosa ridicola”. Lo scrittore ripercorre anche l’intreccio tra Battisti latitante e romanziere: “Lui, assieme allo stesso autore, era il protagonista di una storia di un amore a tre, la trama di Puerto Escondido di Pino Cacucci, opera di successo clamoroso, a cui Salvatores si ispirò per l’omonimo film premio Oscar. Proprio quel successo letterario mandò Battisti su tutte le furie, inducendolo a mettersi a sua volta a scrivere”. Qualche dubbio Tassinari lo esprime sulla procedura di estradizione: “Dagli ultimi telegiornali, si intuisce che è più facile che lo consegnino direttamente all’Italia. Ricordandoci che le categorie politiche dell’America Latina non sono riproducibili automaticamente in Europa, con un tasso di approssimazione possiamo definire il presidente boliviano Morales un sovranista di sinistra, come quello brasiliano Bolsonaro un sovranista di estrema destra. Esiste il diritto internazionale, secondo me prevale il mandato di cattura più antico”.

 

COLOMBO: “BATTISTI NON È HANNIBAL LECTER”. Di fronte all’ondata di giubilo per l’arresto, una posizione critica viene assunta da un altro scrittore e giornalista come Andrea Colombo, senza peraltro schierarsi su posizioni innocentiste. “Quello che tanti non perdonano a Cesare Battisti, che se ne rendano conto o meno – afferma sui social-, non è l’aver sparato ma l’aver scritto libri e l’aver avuto un qualche successo. Battisti non è Hannibal Lecter. E’ uno dei tanti che nella temperie degli anni ’70 scelsero la lotta armata. E’ stato condannato in uno dei peggiori processi emergenziali che ne ha ingigantito le responsabilità, il che non significa dire che fosse innocente.
E’ fuggito come molti altri e non ha affatto goduto di protezioni particolari. Come lui in giro per il mondo ce ne sono parecchi e non provocano la rabbia, lo sdegno, il livore, l’indignazione la sete di vendetta che circondano Battisti. Basta farsi un giretto su Fb per assicurarsene e rabbrividire”.
“Perché Battisti è odiato tanto più dei molti che hanno sparato o degli altri che sono fuggiti? – si domanda-. Chi risponde “perché non ha pagato” mente, forse non sapendo di mentire. Battisti si è fatto parecchi anni di galera in giro per il mondo e ha passato la vita da latitante, condizione non proprio gioiosa. Ha “pagato” molto più di tanti che circolano tranquillamente, magari perché “pentiti”, senza provocare l’ira popolare. Il problema, l’offesa, la colpa insopportabile è che Battisti non si è messo in un angolo. Non è stato discreto, dimesso, silenzioso. Non ha accettato la pena comminata senza dirlo apertamente dall’opinione pubblica: “Puoi stare fuori dalla galera ma solo a patto di non farti vedere, di non esistere, di non scrivere, di non parlare”. Gli è capitato di scrivere libri e, per sua sfortuna, quei libri hanno avuto successo. Questo era ed è inconcepibile”.
“Del resto – osserva Colombo – capita di continuo. Ogni volta che un “ex terrorista” va in tv non solo per “chiedere scusa”, ogni volta che pretende di esistere senza limitare la propria esistenza al capo cosparso di cenere. Anche a Barbara Balzerani è questo che non perdonano: come si permette di scrivere libri? Come si permette di pensare, apparire, dire quel che le passa per la mente e per il cuore? Come si permettono, Battisti e Balzerani, di avere ancora una voce? Per descrivere l’orrore profondo di questa reazione ci vorrebbe Hawthorne. Questi, e sono tantissimi, non sono mai andati oltre La lettera scarlatta”.

 

SEPE: “ANTIFASCISTI DA SPRITZ COME SALVINI”. Tra le tantissime reazioni, si segnala quella del musicista Daniele Sepe, che mette nel mirino anche una certa “sinistra”. “Vi vedo accomunati nella gioia con Salvini. Forse – scrive sui social – è il caso di raccontarvi un paio di cose, o pargoli. Negli anni ‘70 furono promulgate dalla DC e fortemente volute da PCI una serie di leggi speciali fatte ad hoc per distruggere la lotta armata in Italia. Secondo voi come mai un liberale come Mitterand concedeva asilo politico a militanti italiani condannati in Italia? Perché in quel momento il sistema giudiziario italiano era più vicino all’Argentina di Videla che alla carta dei diritti. Se facevi parte di una organizzazione clandestina venivi accusato automaticamente di tutti i delitti di quella organizzazione, anche se cucinavi cotolette e nient’altro. Se non ti cantavi qualcuno la pena veniva triplicata. Idem se non facevi pubblica abiura. Persino Cossiga ne provò vergogna anni dopo, e propose una amnistia generale. Amnistia mai arrivata.
Invece, voi giovani antifascisti da spritz, Togliatti amnistiò tutti i caporioni fascisti nel dopoguerra. Pensate un po’…”.

girobe

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