Avellino, bus nella scarpata: Assolti i poteri forti

7 assoluzioni tra i 15 imputati, “Schifo”, “Vergogna”, “Venduti” hanno gridato i familiari delle vittime in aula dopo la sentenza

E’ stata letta questa mattina la sentenza per i 15 imputati della strage del bus, che il 28 luglio del 2013, precipitò dal viadotto Acqualonga nel tratto irpino di Monteforte, provocando la morte di 40 persone. Il giudice monocratico del Tribunale di Avellino, Luigi Buono, ha accolto solo in parte le richieste del Procuratore Capo di Avellino, Rosario Cantelmo e della sua vice Cecilia Annecchini. Confermata la condanna a 12 anni per Gennaro Lametta, titolare dell’azienda del bus precipitato nella scarpata. Assolti invece l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci e l’ex D.G. Riccardo Mollo, per i quali l’accusa aveva chiesto 10 anni. Pene diminuite per i funzionari della concessionaria: 5 anni per Michele Renzi e Bruno Gerardi; 6 anni invece per Gianluca De Franceschi; 5 anni e sei mesi a Gianni Marrone; 5 anni e 6 mesi per il direttore del tronco autostradale Paolo Berti; 6 anni per Nicola Spadavecchia. Per tutti la richiesta era di 10 anni.

Antonietta Ceriola, dipendente della motorizzazione, accusata di aver fornito carte false dando il via libera alla circolazione del veicolo pur in pessime condizioni, è stata condannata ad 8 anni, sui 9 richiesti. Assolto invece l’altro dipendente della motorizzazione Vittorio Saulino (6 anni e 6 mesi chiesti per lui). Accuse cadute anche per altri tre funzionari e dirigenti della concessionaria: Massimo Fornaci, Marco Perna, Antonio Sorrentino e Michele Maietta

“Schifo”, “Vergogna”, “Venduti” hanno gridato i familiari delle vittime in aula dopo la sentenza.  Dal pubblico che assiepava il tribunale di Avellino anche invettive contro il giudice monocratico Luigi Buono, autore della sentenza: “Esci, ti aspettiamo”. Il clima è rimasto teso a lungo, poi la situazione è tornata tranquilla. “Questa è l’Italia – ha detto Giuseppe Bruno, presidente del comitato che riunisce le famiglie delle vittime – dove i poteri forti mettono a tacere la verità e la giustizia”. La sentenza è arrivata dopo 2 anni e 4 mesi dalla prima udienza del 28 settembre 2016, dopo il rinvio a giudizio per i 15 imputati avvenuto il 9 maggio dello stesso anno.

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