Libri&Autori: ‘Via Gemito’ di Domenico Starnone

 

Il narratore  cerca, attraverso i ricordi, in bilico perenne fra fatti e sentimenti, di comprendere chi fosse davvero il padre: un genio incompreso o un fallito, un violento da disprezzare o un frustrato da compatire.

Via Gemito di Domenico Starnone, vincitore del premio Strega nel 2001, è certamente  da  considerarsi un romanzo autobiografico. La città di Napoli, dell’epoca fascista, del postguerra, delle speranze deluse fino ad arrivare ai giorni nostri, fa da sfondo al racconto che si sviluppa attraverso un continuo flashback.

La voce narrante è Mimì, che racconta la sua infanzia come un investigatore, incerto fra quella che possa essere la verità dei fatti e quale, invece, la fantasia di un bambino oppresso dall’ingombrante figura di Federì, suo padre.

Federì è un uomo narcisista, inquieto, violento  e perennemente insoddisfatto. Ha un talento innato per la pittura, ma fin da bambino la sua arte non è mai stata compresa e per questo motivo sarà costretto, prima dai suoi genitori e successivamente dalle necessità familiari, a lavorare come ferroviere e all’essere condannato alla frustrazione di non essere ciò che vorrebbe.

Federì, infatti, non smetterà mai di sentire dentro di sé la vocazione dell’artista e, in ragione di questa supposta superiorità torturerà, psicologicamente e fisicamente, la moglie Rusinè accusata di essere un freno al suo destino artistico. Mimì è un narratore e un osservatore allo stesso tempo. Narra osservando il tempo trascorso, la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua giovinezza coniugata alla figura paterna e ne racconta il piacere e contemporaneamente la disgrazia di avere in casa un artista frustrato e insoddisfatto e  un uomo che ad ogni minima opportunità esplicita la sua furia.

Il narratore  cerca, attraverso i ricordi, in bilico perenne fra fatti e sentimenti, di comprendere chi fosse davvero il padre: un genio incompreso o un fallito, un violento da disprezzare o un frustrato da compatire.

Mimì matura nel corso della sua vita una pura ossessione nei confronti del padre: sarà il suo constante paragone per ogni suo ragionamento, il suo antimodello che a tratti, inconfessabilmente, diventerà l’esempio da seguire.

Via Gemito sebbene sia corposo, è ambientato fra quattro mura, come in una tragedia da camera. E’ scorrevole e allo stesso tempo pieno di un retroterra popolare avente una straordinaria forza compressa e una straordinaria capacità mimetica.

E’ un romanzo senza speranza il cui contesto è un microcosmo dolente e dove i bambini non contano nulla. E il Mimì adulto ricorda tutto pur sapendo bene che il ricordo “è il primo stadio della menzogna”.

                                                                                                Noemi Crescentini

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