Napoli, la denuncia di un ex dirigente Cgil: “Il sindacato ha abbandonato i lavoratori, i congressi sono una farsa

Iscritti non convocati, bilanci e stipendi non pubblicati, vertenze abbandonate. L’Organizzazione si è trasformata in un dinosauro

 

Alcuni dirigenti di categoria della Cgil di Napoli gestiscono le vertenze di lavoro in maniera ambigua, i congressi, invece, sono una farsa. Sono dieci anni che non sono convocato a un’assemblea congressuale di base del sindacato pensionati nonostante che paghi la delega”. Non usa giri di parole, Vincenzo Sangiovanni, autoferrotranviere, storico sindacalista della Cgil partenopea. Vincenzo è stato per anni responsabile del dipartimento mercato del lavoro della Camera del Lavoro, segretario della Filt e della Fillea, rispettivamente i sindacati di categoria dei trasporti e degli edili della Cgil. Una storia di lotte.

Vincenzo è molto deluso. “Alcuni sindacalisti della Cgil sono pronti a farsi fotografare indossando la “maglietta rossa” per esibirsi su facebook, ma nella realtà non difendono i diritti dei lavoratori italiani e stranieri e continuano ad operare secondo la solita logica della compatibilità con i datori di lavoro. E spesso abbandonano i lavoratori e non li difendono fino in fondo” – rileva l’ex dirigente sindacale. “Incredibile quanto accaduto a mia figlia e altri 29 operai e operaie dipendenti di un calzaturificio di Arzano, in provincia di Napoli – racconta Sangiovanni – il datore di lavoro aveva imposto a una ventina di lavoratori di iscriversi a un sindacato di comodo per impedire la rivendicazione dei diritti e il rispetto delle normative di sicurezza. Mia figlia era riuscita a convincere le sue compagne di lavoro a disdire le deleghe sottoscritte per l’organizzazione filo-padronale e aderire alla Filctem”. Una scelta che alla prova dei fatti si è rivelata infelice. “La Cgil di categoria non ha fatto nulla per difendere i diritti e migliorare le condizioni  degli operai e delle operaie del calzaturificio di Arzano – afferma Sangiovanni – addirittura il dirigente territoriale aveva proposto ai lavoratori di accettare i licenziamenti e di firmare un atto transattivo per rateizzare le spettanze salariali arretrate e il trattamento di fine rapporto – denuncia Vincenzo – Ho informato i vertici dell’organizzazione di categoria sull’assurda gestione della vertenza. Nulla da fare. La Cgil di categoria si è comportata peggio del precedente sindacato di comodo, condividendo passivamente l’esubero di 29 persone senza avanzare proposte alternative”.

Una vertenza gestita male. “Certo, una vertenza gestita male. La Cgil poteva attivare altre iniziative, considerato che il calzaturificio produce per grandi marche e firme si poteva intervenire sui committenti  rivendicando il rispetto dei codici etici e della responsabilità sociale – sottolinea ancora Sangiovanni – Invece, il sindacalista territoriale della Cgil di categoria ha tentato di convincere gli operai a dimettersi. Proposta respinta da un gruppo consistente di lavoratori”.

Vincenzo è amareggiato ma molto determinato nel denunciare le distorsioni gestionali della Cgil. “E’ giunto il momento che anche il sindacato sia interessato a un processo di radicale trasformazione e cambiamento – dichiara Sangiovanni –  A partire dal rispetto delle regole interne. Gli stipendi dei sindacalisti, per esempio. Il regolamento interno è datato una trentina di anni fa, ci sono i parametri ma non ci sono le cifre degli stipendi percepiti dai sindacalisti. I salari dei gruppi dirigenti sindacali, dell’apparato tecnico, dei dipendenti e  dei distaccati non sono mai stati pubblicati, così come non sono mai stati pubblicati gli stipendi degli impiegati dipendenti degli enti bilaterali previsti dai contratti collettivi di lavoro”.

Un sindacato che non porta avanti azioni autonome e indipendenti dai governi di centro destra e di centro sinistra. “Il sindacato è sotto schiaffo perché indirettamente beneficia di fondi pubblici per la prestazione di alcuni servizi forniti dai Caf, Patronati e Auser o i distacchi retribuiti di dipendenti provenienti dalla pubblica amministrazione – puntualizza Sangiovanni.

Il sindacato è in grado di autoriformarsi? “Non mi auguro la fine del sindacato ma sono pessimista, non credo che possa autoriformarsi. I gruppi dirigenti sono autoreferenziali. Non vengono pubblicati gli elenchi certificati degli iscritti, i bilanci delle categorie sindacali con dati disaggregati. Ai lavoratori, ai pensionati non viene richiesto di confermare annualmente le loro adesioni” – denuncia ancora Sangiovanni. E i congressi? “ I lavoratori e le lavoratrici non sono  convocati. Accorpano le aziende o le sezioni territoriali sulla carta per raggiungere il numero minimo che consente di eleggere i delegati. Delegati già decisi dagli apparati burocratici. Gli iscritti non vengono formalmente invitati spesso le riunioni non si svolgono affatto. Puntualmente sono eletti sempre gli stessi.  Da 10 anni sono iscritto al sindacato pensionati Cgil, pago regolarmente la quota mensilmente, non ho mai ricevuto la tessera e non mi hanno mai convocato a un congresso di base. Spesso, i gruppi dirigenti sono preventivamente decisi a tavolino.  – conclude Sangiovanni –  Scelte organizzative che sono fatte per garantire l’autoconservazione dei gruppi dirigenti. Un sindacato che non si rinnova. E’ un dinosauro. A questo punto ben venga una legge per valutare la sua effettiva rappresentatività”

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